In un clima di allarmismo continuo, terrorizzati dall’incombente minaccia di oliodipalmaglifosatocarnerossakillergranimoderniradioattiviglutine (da leggere così, tutto d’un fiato, che si sente di più la paura), c’è una simpatica sostanza, un cancerogeno di classe 1, che non è proprio captato dai sempre vigili radar dei catastrofisti di professione. Si tratta del buon, vecchio alcol etilico e oggi, in chiusura della Settimana di consapevolezza dei danni causati dall’alcol, mi piace dedicare qualche parola al misconosciuto rapporto tra alcol e cancro.

L’alcol etilico è una componente essenziale di quella miriade di bevande alcoliche che la creatività umana ha saputo ricavare da un gran numero di materie prime. Birra, vino, liquori, sakè, sidro, sono parte integrante della cultura e delle tradizioni di società profondamente diverse tra loro, tutte accomunate dal profondo amore per questi inebrianti liquidi. Zuccheri e amidi presenti nell’uva, nell’orzo, nel riso, in una miriade di frutti e cereali, sono substrato perfetto per lieviti e batteri: il risultato di queste fermentazioni è l’alcol etilico. La produzione delle diverse bevande alcoliche è un processo complesso e delicato, quasi un’arte, e permette di ottenere prodotti diversi per gusto, aroma e, ovviamente, gradazione alcolica.

La quantità di alcol in una bevanda è indicata dal titolo alcolimetrico ossia il numero di parti in volume di alcol su cento parti in volume del liquido: quel simpatico simbolo % vol, preceduto da un numero, che trovate riportato sulla confezione del prodotto. Il contenuto medio di alcol delle bevande più diffuse è molto vario: per la birra va dal 3 all’8% vol, il vino si attesta tra l’8 e il 15 % vol, i vini liquorosi possono arrivare intorno al 20% vol, mentre i vari liquori e distillati stanno tra il 25 e il 40% vol, ma ce ne sono alcuni decisamente più forti.

L’unità alcolica è invece utilizzata per misurare il consumo di alcol. Per l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) una unità alcolica è pari a circa 12 grammi di alcol etilico, la quantità che troviamo in:

  • 330 ml,di birra con titolo del 5% vol;
  • 125 ml di vino con titolo del 12% vol;
  • 40 ml di liquori o distillati con titolo del 40% vol;

Secondo le indicazioni dell’OMS un uomo non dovrebbe consumare più di 2-3 unità alcoliche al giorno, mentre per la donna si consiglia un consumo minore, 1-2 unità alcoliche/die. Ovviamente bambini ed adolescenti NON DEVONO consumare alcun tipo di bevanda alcolica. Uomini e donne presentano diversa capacità di metabolizzare l’alcol (del metabolismo dell’alcol ho parlato in questo articolo), capacità che è estremamente ridotta nei bambini e nei giovani, fatto che spiega le diverse dosi raccomandate. [1]

Alcol e cancro: l'aumento del rischio per tumori al seno e al fegato dovuto al consumo di bevande alcoliche

Per chi ama il rischio: alcol e carne rossa. Mancano soltanto un po’ di glifosato e uno spruzzo di olio di palma. E il Terrore in Tavola™ è servito!

Il legame tra alcol e cancro: le prove

È patrimonio comune che un consumo eccessivo e continuato di alcol rappresenti un problema molto serio per la salute. È anche abbastanza noto che un consumo moderato, nei limiti indicati dall’OMS, di vino rosso e alcolici possa avere un debole effetto protettivo nei confronti delle patologie cardiovascolari. Non è altrettanto diffusa la consapevolezza che il consumo d’alcol sia un importante fattore di rischio per diverse forme tumorali.

Un gran numero di studi di popolazione ha mostrato una correlazione significativa tra consumo di bevande alcoliche e aumento del rischio di sviluppare un cancro.  Le prove sono convincenti, così convincenti da permetterci di parlare di un vero e proprio nesso causale, con qualche incertezza sulla reale portata dell’effetto. Sulla scorta di questi dati l’alcol è stato classificato dal WCRF/IARC (World Cancer Research Fund International/International Agency for Research on Cancer) tra gli agenti cancerogeni, inserito nel gruppo 1, quello che comprende gli agenti per cui esistono sufficienti prove scientifiche della loro capacità di causare tumori. [2, 3]

I dati raccolti finora mostrano che il consumo di alcol può svolgere un ruolo importante nella genesi di queste diverse forme di cancro:

  • Bocca, faringe e laringe: un soggetto che consuma quattro o più unità alcoliche al giorno ha un rischio doppio o triplo di sviluppare questi tumori rispetto ad un astemio. Il rischio aumenta se il soggetto è anche un fumatore;
  • Esofago: il rischio è particolarmente alto in soggetti con deficienza di aldeide deidrogenasi 2, uno degli enzimi responsabile del metabolismo dell’alcol.
  • Fegato: l’alcol è un fattore di rischio importante per il carcinoma epatico, al pari delle infezioni croniche dovute ai virus dell’epatite B e C;
  • Colon e retto: un consumo di quattro o più unità alcoliche al giorno aumenta di 1,5 volte il rischio di di sviluppare questi tumori rispetto ad un astemio. Per ogni successivo aumento di 10g del consumo giornaliero di alcol il rischio aumenta di un altro 7%;
  • Seno: donne che consumino più di tre unità alcoliche al giorno presentano un aumento del rischio di sviluppare un cancro al seno 1,5 volte maggiore rispetto ad una astemia. Anche qui aumenti successivi di 10 g nel consumo giornaliero portano ad aumenti aggiuntivi , intorno al 7%.

Il rischio non pare aumentare in maniera significativa per le varie forme di cancro che colpiscono prostata, pancreas, utero, ovaie, stomaco e vescica. Si è registrato un debolissimo effetto protettivo per tumori della tiroide, del rene e per alcune forme di linfoma.

Non esiste un limite di sicurezza per il consumo di alcol, non c’è una quantità minima sotto la quale il rischio si azzera, ma appare evidente che tanto più elevato è il consumo, tanto maggiori sono i problemi. [4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12]

Il legame tra alcol e cancro: i meccanismi

Sono stati identificati diversi meccanismi con cui l’alcol può contribuire a un aumento del rischio di cancro:

  • L’alcol è una sostanza tossica che il nostro organismo elimina grazie all’intervento di diversi enzimi. Uno dei sottoprodotti di questi processi di detossificazione è l’acetaldeide, una sostanza che può danneggiare DNA e proteine e che stimola la proliferazione delle cellule epatiche, favorendone la trasformazione in cellule tumorali;
  • Il consumo di alcol aumenta la produzione di radicali liberi in grado di danneggiare DNA, proteine e lipidi;
  • L’alcol agisce da irritante sulle cellule, soprattutto di bocca, laringe ed esofago. Inoltre può aumentare l’assorbimento dei composti tossici presenti nel fumo di tacco da parte di queste cellule;
  • L’alcol riduce l’assorbimento di molte vitamine: A, C, D, E e carotenoidi, sostanze attive nel ridurre i danni derivanti dall’eccesso di radicali liberi;
  • L’alcol riduce l’assorbimento dei folati, sostanze essenziali per la stabilità del DNA. Una carenza di folati pare essere implicata nello sviluppo dei tumori di colon e seno;
  • L’alcol può aumentare il livello degli estrogeni, gli ormoni che nella donna controllano sviluppo e crescita dei tessuti del seno. Livelli molto elevati di estrogeni possono essere un importante fattore di rischio.

La genetica gioca un ruolo non trascurabile nell’aumentare il rischio legato al consumo di alcol. Soggetti con una particolare forma di alcol deidrogenasi, uno degli enzimi responsabile del metabolismo dell’alcol, producono quantità maggiori di acetaldeide, con un aumento del rischio di cancro al pancreas. Soggetti che hanno una forma difettosa di una altro enzima, l’aldeide deidrogenasi, presentano invece un rischio aumentato di tumori dell’esofago.

Un uno-due di impressionante potenza ve lo prendete in pieno volto se siete contemporaneamente forti fumatori e forti bevitori. Alcol e fumo amplificano l’uno i nefasti effetti dell’altro, aumentando in maniera rilevante il rischio di tumori di bocca, esofago, laringe e, naturalmente, polmoni. [13, 14, 15, 16]

Il legame tra alcol e cancro: i dati

I dati che legano il consumo di alcol a problemi di salute sono impressionanti. Soprattutto se si pensa che si tratta di rischi facilmente evitabili.

L’Europa è purtroppo al primo posto per danni alla salute e morti premature imputabili all’alcol. E la situazione potrebbe aggravarsi, visto che un giovane europeo su cinque riporta un forte consumo di alcol almeno una volta a settimana. Si ritiene che a livello mondiale circa il 5,9% delle morti totali  sia causato dal consumo di alcol, e di queste 1 su 8 sono dovute a tumori:  circa il 12% dei casi totali di cancro vedono tra le possibili cause l’alcol. [17, 18, 19, 20, 21]

I numeri sono impressionanti, ma sono pochi, pochissimi, quelli che lanciano campagne mediatiche sul tema. Certo, nessuno auspica il ritorno del Proibizionismo (tranne forse i nipoti di Al Capone) ma una maggiore attenzione verso il problema — che purtroppo si sta facendo importante anche tra i giovani italiani — sarebbe auspicabile. Un’iniziativa come la Settimana per la consapevolezza dei danni legati all’alcol (trovate il sito web dedicato qui) passa completamente inosservata, senza nemmeno un cenno da parte dei media. Non intendo fare polemiche, ma ci si strappa i capelli per la presenza di qualche microgrammo di glifosato nel vino (il glifosato è un cancerogeno di classe 2, classificazione peraltro molto discussa) e si trascura completamente la presenza dell’alcol: è un po’ come preoccuparsi della porta del bagno che cigola mentre la casa sta andando a fuoco, non pensate?

Detto questo dobbiamo considerare che il cancro è una costellazione di diverse patologie la cui causa è multifattoriale, un misto di genetica, ambiente e stile di vita che è difficile da districare. Il fatto che una sostanza aumenti il rischio di contrarre alcune forme di tumore non significa che la cosa accadrà sicuramente. Significa che quella sostanza deve essere trattata con attenzione.

Le bevande alcoliche sono parte integrante della nostra cultura, una parte importante attorno alla quale si è solidificata l’identità di intere regioni, perno su cui ruotano enormi interessi economici. Sarebbe utopistico e sbagliato cercare di eliminarle: è giusto informare e promuovere un consumo consapevole, che tenga conto che si tratta di sostanze problematiche, non soltanto se ci si mette alla guida ubriachi ma anche se se ne fa un uso quotidiano un poco esuberante.

Sarebbe importante cercare di capire quale è il vostro rapporto con l’alcol e con le bevande alcoliche. Se si tratta di un consumo occasionale, limitato a situazioni sociali, nel rispetto delle indicazioni dell’OMS, l’aumento del rischio è ridotto — mai assente, purtroppo —  e tutto sommato accettabile. Se invece siete consumatori abituali, che quelle quattro unità alcoliche le sistemano già a pranzo, sarebbe bene riconsideraste un poco queste abitudini: il rischio diventa infatti apprezzabile, tanto maggiore quanto più alto è il vostro consumo. E quello legato al cancro è, a questo punto, probabilmente uno dei problemi minori che potreste avere per il vostro esagerato consumo di alcol.

Se siete astemi, siete a posto. E non vi venga in mente di iniziare a bere per fare il pieno di resveratrolo o per ridurre il rischio di infarti e ictus: non ne varrebbe di sicuro la pena.

Come nipote di contadini che producevano un ottimo Chianti e uno spettacolare Vin Santo, ritengo che bere un buon vino (o della buona birra, ma questa al Colombaio non si faceva) sia un piacere. Ma proprio perché è un piacere va fatto con misura, senza esagerare, ricordando che in quel bicchiere uno dei componenti principali è l’alcol, una sostanza che i suoi problemi li ha.

Consumo di alcol e bevande alcoliche e aumento del rischio di cancro

L’infografica su alcol e cancro prodotta per la Settimana di consapevolezza dei danni prodotti dall’alcol.
Trovate altro materiale interessante qui.