All’inizio dell’anno, tra i tanti buoni propositi che uno si propone, spesso c’è quello di seguire una dieta”migliore”: e subito scatta frenetica la ricerca della dieta giusta, quella perfetta, che risolva ogni problema e ci faccia non solo vivere più sani ma financo apparire più belli.

E allora via a rimestare nell’immenso campionario di diete che  giornali, libri, siti, tv e web propongono ad ogni istante, in un turbine che disorienta e produce non poche perplessità. Così si finisce per seguire per qualche giorno astrusi modelli alimentari, spesso del tutto arbitrari, esaltandosi alle stelle per il primo kilogrammo perduto, per finire, due o tre settimane dopo, per mollare tutto, quando gli inebrianti successi dei primi giorni sono soltanto un ricordo.

“Storia della mia vita” dirà qualcuno. “Storia comune”, dico io, dopo aver lavorato con centinaia di pazienti che mi riferiscono i lori dubbi, le loro esperienze, il loro disappunto e la loro delusione derivanti da esperienze che spesso seguono il triste arco che ho appena descritto. Un arco che ripetuto nel tempo arriva a minare anche l’autostima e l’immagine di sé che ognuno di noi si costruisce e articola in base alle proprie esperienze.

Non deve necessariamente essere così. Molte di queste esperienze negative nascono da un equivoco di fondo su cosa sia una dieta, su come vada affrontata e su cosa ci si aspetta succeda quando se ne inizia una. Un equivoco pericoloso, all’ombra del quale si nascondono, lavorano e profittano un nutrito gruppo di cialtroni pronti a sfruttare queste umane debolezze per lucrare quanto più possibile.

Dieta, termine che ancora un poco di timore lo suscita, evocando l’immagine di privazioni e rinunce, significa semplicemente stile di vita e come tale andrebbe interpretato. Iniziare una dieta non significa semplicemente imbarcarsi in uno o due mesi di monastici rifiuti, per ottenere un obiettivo più o meno raggiungibile. Così si va di solito incontro a delusioni e difficoltà crescenti che portano al fallimento, prima o poi, più prima che poi.

E dieta non significa neppure trovare l’alimentazione perfetta, quella buona per noi, il pianeta e magari anche il nostro braccio della galassia. Non esiste LA dieta perfetta, non esiste LA soluzione ideale, buona per tutti, in ogni istante e momento. Esistono modelli alimentari, esistono esigenze che cambiano, esistono situazioni particolari, che vanno valutate caso per caso, momento per momento, rifuggendo da soluzioni complesse, modelli artificiosi ed esclusioni arbitrarie.

Se avete deciso di affrontare un cambiamento importante, se avete deciso di iniziare un capitolo nuovo della vostra storia, ci sono pochi importanti accorgimenti da seguire nello scegliere la soluzione giusta per voi.

La prima cosa da decidere: cosa voglio ottenere dalla dieta? Salute, benessere, perdita di peso? E cosa significa per voi salute o benessere? Voglio perdere peso o grasso? Voglio migliorare le mie prestazioni sportive? Sembrano banali sofisticazioni semantiche, ma avere una chiara idea degli obiettivi da raggiungere aiuta a scegliere il piano alimentare più adatto a voi, ritagliandolo sulle vostre esigenze personali, sulla vostra storia e, per quanto possibile, sulle vostre preferenze. Degli obiettivi ben definiti sono essenziali per misurare il vostro progresso; non si parla di successo, non si tratta nè di una gara nè di un esame, ma di un percorso, di un cammino. In questo senso è bene darsi dei traguardi realistici, che possano essere effettivamente raggiunti, senza generare frustrazione, ansie o aspettative esagerate da tradurre in stress e sensi di colpa nel caso si dovessero mancare.

Nello stesso tempo cercate di realizzare che seguire una dieta implica un cambiamento importante del vostro stile di vita. Se comportandovi come avete fatto negli ultimi anni avete ottenuto certi risultati è evidente che occorre cambiare qualcosa. Quanto siete disposti a cambiare? È importante chiederselo perché la risposta è una misura di quanto realmente siete interessati a intraprendere il percorso. Naturalmente stiamo parlando di cambiamenti ragionevoli, della modifica di quelle abitudini, quei tic, che magari ci possono parere innocui e che in realtà nel lungo periodo hanno un loro peso importante. E come si definisce un cambiamento ragionevole? Semplicemente come una modifica dei propri comportamenti che può essere mantenuta nel tempo senza generare stress o situazioni di reale privazione. Siate comunque pazienti con voi stessi se ogni tanto ricadete nelle vecchie abitudini. Non è un problema grave, può succedere, succede: l’importante è ripartire immediatamente, rialzarsi, darsi una scrollata e ricominciare il cammino.

Lasciate perdere diete che vi impongono schemi di alimentazione complicati ed arbitrari, che vi impongono il consumo coatto di certi alimenti o l’esclusione perenne di altri. A meno che non soffriate di specifiche patologie on esiste alcun motivo per escludere certi alimenti o preferirne altri; e le patologie comunque facciamole diagnosticare al medico, non dall’esperto del “webbe”, non dall’amico del piano di sopra che “da quando non mangio più il latte non ho più il raffreddore e ho anche più donne”, non dall’attrice che in tv ti dice che “da quando il glutine non c’è più guarda te che linea”. Ci sono protocolli e strumenti diagnostici da utilizzare in questo caso, lasciando le astruse teorie su gruppi sanguigni, cereali e legumi killer, carni assassine, zucchero teppista e altre amenità del genere.

Non credete a chi vi dice che potete consumare quanto volete se scegliete gli alimenti giusti. La qualità di quanto consumate è certemente importante ma la quantità lo è ancor di più e alla termodinamica non si può di certo sfuggire semplicemente mangiando quantità industriali di alimenti “buoni”. Anzi diffidate massimamente di chi vi fa una lista di alimenti BUONI o CATTIVI, si tratta dei cialtroni più pericolosi, quelli che vi trattano come bambini scemi, illudendovi che esistano cibi inerentemente giusti e altri assolutamenti sbagliati, creando false sicurezze — “di questo ne mangio quanto voglio, tanto fa bene” — o assurde colpevolizzazioni — “non mangerò mai più nulla che contenga olio di palma!” — generando soltanto nevrosi e paure. Una dieta buona è una dieta variata ed equilibrata, in cui si mangia di tutto, senza grandi problemi e senza la necessità di dover diventare chef stellati per potersi preparare una buona cena.

Ridete in faccia a chi vi dice che se fate una dieta non dovete assolutamente fare esercizio fisico, magari montando arzigogolate teorie di biochimica de noantri. La sedentiarità è il nemico principale e in genere è proprio questo il primo elemento da cambiare. Analizzate la miriade di scuse che spesso si accampano per evitare il minimo movimento e cercate di capire come iniziare: quello è il momento più difficile, una volta preso il via magari vi accorgerete di provarci gusto e di sentirvi meglio, e allora sarà facile continuare. Essere attivi non significa iscriversi in palestra o seguire corsi di nuoto, zumba, karate o pesisitica bulgara, significa semplicemente destinare una parte della propria giornata al movimento, magari partendo da quello tipico dell’essere umano: la camminata. L’ottimo è nemico del meglio: meglio lavorare per pochi minuti ogni giorno che fare l’atto eroico durante il fine settimana. Questi sono i casi in cui la costanza premia e in cui un impegno neppure tanto gravoso può dire dei contributi importanti allla riuscita del vostro lavoro.

La dieta non è soltanto privazione e movimento. Non cadete in errori di questo tipo, non tagliate senza necessità, non spendete le vostre giornate passando da un esercizio aerobico all’altro, come criceti su una ruota. C’è una misura che è quella giusta, oltre non soltanto non noterete alcun miglioramento ma, al contrario, sarete di fronte a risultati sempre più deludenti.

Non fate una dieta perché gli altri se lo aspettano da voi. La dieta è in primo luogo qualcosa che fate per voi, è un segno di amore e rispetto che mostrate a voi stessi e se la vivete così le probabilità di successo diventano davvero alte e quello che poteva apparire un periodo tetro e duro può diventare un momento importante nel vostro percorso di cambiamento.

Fatevi aiutare. Cambiare è sempre impegnativo e spesso è difficile farlo da soli. Fatevi aiutare allora, cercate sostegno e supporto in famiglia, individuate un professionista serio che possa aiutarvi e lavori per individuare quanto di più adatto alle vostre esigenze, riducendo al minimo errori, attriti e resistenze che sempre un cambiamento si porta dietro.

La questione non è quindi quale tra le mille disponibili sia la dieta perfetta. Nessuna lo è. La maggior parte delle soluzioni precotte che trovate sul mercato sono dei semplici schemi di massima il cui scopo, quasi sempre, è puramente commerciale. La questione è chiarirsi le idee, evitare le trappole e gli errori più comuni, lavorare con serenità, cogliendo l’opportunità per un cambiamento che non è soltanto esterno ma anche, e soprattutto, interiore.