La dieta FODMAP è sempre più utilizzata nel trattamento dei sintomi della Sindrome del Colon Irritabile. Tra gli alimenti da escludere ci sono anche frumento, farro, orzo, e segale fatto che genera non poca confusione, visto che si tratta di cereali contenenti glutine, che invece, almeno per quanto ne sappiamo attualmente, nulla ha a che fare con i fastidi riportati, dovuti invece ai fruttani, un particolare tipo di carboidrati.

La dieta FODMAP, proposta da Peter Gibson e Susan Sheperd della Monash University di Melbourne nel 2006, si basa sull’ipotesi che la causa prima di molti dei disturbi associati alla Sindrome del Colon Irritabile possa essere dovuta alla distensione del lume intestinale causata — con meccanismi diversi — da una serie di carboidrati,  in genere molecole di piccole dimensioni, scarsamente assorbite e fermentate con grande facilità dai batteri intestinali. In soggetti particolarmente sensibili l’accumulo di questi materiali nella porzione terminale del tenue e nel crasso può portare ad un aumento dei liquidi presenti, accompagnato da produzione di gas, in particolar modo idrogeno, con  gonfiore, aria, dolore e alterazioni del transito intestinale.

La dieta FODMAP si basa su una riduzione globale del consumo di alimenti che contengono queste sostanze,  il cui effetto è cumulativo e NON dovuto a problemi di tipo immunitario o legati ad intolleranze; in questo modo, in gran parte dei casi, si riesce a ridurre in maniera significativa l’insieme dei sintomi che tanti problemi creano al paziente. La dieta FODMAP prevede una prima fase di eliminazione, durante la quale si cerca di ridurre al minimo il consumo di alimenti ricchi di FODMAP, seguita da una fase di reintroduzione che in genere permette di individuare i gruppi di alimenti maggiormente problematici, le quantità dei vari cibi che è possibile consumare senza problemi e anche la frequenza con cui questi alimenti vanno consumati.

Tra i FODMAP troviamo lattosio e fruttosio, polioli e fruttani, tutte molecole piccole, osmoticamente attive, spesso scarsamente assorbite a livello intestinale, ottimo substrato per i processi fermentativi di un gran numero di specie batteriche intestinali, quelle che oggi chiamiamo, considerandole nel loro complesso, microbiota intestinale (ne ho parlato in questo articolo). Queste sostanze sono presenti in latte e latticini, frutta, verdura e anche in alcuni cereali. La dieta FODMAP prevede in effetti l’esclusione di tutti gli alimenti a base di frumento, farro, orzo e segale, cereali che contengono anche glutine: questo genera una notevole confusione in molti dei soggetti che seguono la dieta, che finiscono per ritenersi sensibili al glutine o addirittura celiaci conclamati. Una confusione che può generare situazioni potenzialmente pericolose e che è bene dissipare facendo le dovute distinzioni. [1, 2, 3]

Cosa sono i fruttani

I cereali di cui è necessario limitare il consumo durante la dieta FODMAP contengono fruttani. I fruttani sono dei polisaccaridi, brevi catene di molecole di fruttosio legate tra di loro con legami di vario tipo, che portano una singola molecola di glucosio all’estremità terminale. A seconda del tipo di legami presenti tra le molecole di fruttosio e in base al numero di unità che formano la catena distinguiamo inulina — a catena lunga — levani e graminani.

I fruttani tipici del frumento, dell’orzo e di altri cereali sono  proprio i graminani. Si tratta di sostanze con una struttura complessa, costituita da una catena centrale, che può essere un inulina o un levano, da cui si diramano ramificazioni laterali. Nella pianta queste sostanze svolgono funzioni estremamente importanti: in primo luogo si tratta di una delle forme con cui sono accumulati carboidrati con funzione di riserva enegetica, inoltre stabilizzano le membrane cellulari, riducono lo stress dovuto a situazioni di siccità o gelo prolungato e partecipano alla regolazione di processi osmotici. I fruttani si accumulano anche nel chicco e ovviamente si ritrovano nelle farine e nei prodotti derivati che si ottengono dalla lavorazione di questi cereali.

I fruttani, come le altre fibre presenti nei cereali, hanno in genere un ruolo positivo nell’intestino sano: sono infatti dei prebiotici in grado di stimolare la crescita delle colonie batteriche intestinali di Lactobacillus e Bifidobacterium — importanti costituenti del microbiota intestinale — riducono il rischio di infezioni da parte di batteri patogeni, aumentano l’assorbimento di calcio, favoriscono il transito intestinale e contribuiscono all’integrità della barriera mucosale dell’intestino.

Purtroppo digestione e assorbimento dei fruttani nell’intestino sono decisamente limitati: si stima che soltanto un 5-15% dei fruttani consumati sia in effetti digerito ed assorbito, il resto viene eliminato con le feci. Esiste un gruppo di soggetti che è “sensibile” a questo assorbimento ridotto: in questi individui la presenza di fruttani nel lume intestinale richiama liquido, provocando distensione e dolore. Quando poi i fruttani vengono fermentati dal microbiota intestinale possono formarsi apprezzabili quantità di gas – metano, idrogeno e anidride carbonica — con un netto peggioramento dei sintomi tipici della Sindrome del Colon Irritabile. [4, 5, 6]

Dieta FODMAP, cereali e fruttani, glutine: la confusione nella fase di eliminazione

Le fibre sono importanti per la salute dell’intestino, ma in certi soggetti sensibili alcuni costituenti presenti possono diventare un serio problema, causando disturbi molto fastidiosi. Anche il migliore degli alimenti può avere qualche lato negativo.

Fruttani, glutine e dieta FODMAP: la confusione

Alcuni cereali, il cui consumo è quotidiano e spesso anche abbondante, sono molto ricchi di fruttani, in particolar modo frumento, farro e farro spelta, orzo e segale.

Le farine ottenute da questi cereali e tutti i loro derivati non vanno consumati durante la fase di eliminazione della dieta FODMAP. Questo include ovviamente pasta e pane ottenuti da queste farine, cous cous e bulgur, zuppe, biscotti, cereali da colazione e muesli.

Si tratta di un gran numero di prodotti che possono comunque essere sostituiti da alimenti ottenuti da cereali e pseudocereali con un contenuto di fruttani e altri FODMAP decisamente più contenuto e in alcuni casi prossimo allo zero: parliamo di riso, miglio, grano saraceno, quinoa e anche amaranto e avena, purché questi ultimi due non siano consumati in grandi quantità.

I più accorti ed informati si saranno resi conto che la lista dei cereali da evitare a causa dei fruttani si sovrappone alla perfezione a quella dei cereali contenenti glutine. Questo fatto può generare notevole confusione, infatti molti dei soggetti che registrano un notevole miglioramento dei sintomi grazie alla dieta FODMAP si convincono che i loro problemi possano essere dovuti proprio al glutine, perseverando poi in esclusioni che spesso non hanno alcun senso. Di converso lo stesso Gibson fa notare come molti dei problemi che vengono imputati al glutine, come la Sensibilità al Glutine Non Celiaca (della quale abbiamo parlato qui), possano essere in realtà dovuti a questa “intolleranza” ai fruttani — e ai FODMAP in generale — che alcuni soggetti paiono presentare: una situazione che potrebbe spiegare almeno in parte l’apparente moltiplicarsi in maniera esponenziale dei soggetti che lamentano problemi con il glutine, innocente in molti casi ma incastrato proprio dai fruttani, che abbondano negli stessi cereali in cui è presente l’elastica miscela di proteine.

Altro possibile problema che si può registrare durante la fase di esclusione della dieta FODMAP è legato all’uso di alimenti privi di glutine, in particolar modo pane, biscotti ed altri prodotti da forno. La maggior parte di questi prodotti è a base di farine di riso e di mais, ma molto spesso, per problemi tecnologici, vengono utilizzate anche farine di legumi, farine di carrube, farine di soia, inulina e altri ingredienti che possono contenere quantità anche rilevanti di FODMAP. Prima di scegliere questi prodotti è bene leggere con attenzione l’etichetta e verificare che tra gli ingredienti non compaiano farine o additivi che possono contenere FODMAP, altrimenti si rischia di ridurre l’efficacia della fase di eliminazione.

La dieta FODMAP si sta dimostrando un utile strumento in grado di ridurre i problemi legati alla Sindrome del Colon Irritabile ma, come tutte le diete di eliminazione, non deve essere fatta con leggerezza. Un soggetto che lamenti fastidi intestinali e che di sua spontanea volontà intraprenda una dieta di questo tipo potrebbe incorrerre in diversi problemi. In primo luogo l’esclusione potrebbe essere arbitraria, magari basata su liste parziali o poco aggiornate e quindi scarsamente efficace o al contrario troppo restrittiva, con esclusione di alimenti che invece potrebbero essere consumati senza problemi. Inoltre la sovrapposizione tra elevato contenuto di fruttani e glutine che si registra in alcuni cereali e che rende necessaria l’esclusione di grano, farro, orzo e segale dalla dieta potrebbe portare a mascherare una celiachia silente o latente, fatto che potrebbe provocare gravi problemi, rendendo difficoltosa la diagnosi di una malattia decisamente pericolosa. [7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16]

Se si intende seguire una dieta FODMAP è bene quindi rivolgersi ad un professionista che sappia consigliarvi gli accertamenti necessari prima di intraprendere il lavoro, escludendo la presenza di altre patologie, e che sappia guidarvi nella fase di esclusione e nella necessaria fase di reintroduzione, in modo da garantire massima efficacia della dieta e riduzione degli eventuali rischi associati.

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