Spesso i giornali sono pieni di notizie allarmanti sulle grandi quantità di cibo gettato inutilmente nonostante sia ancora commestibile -lo spreco, signora mia, lo spreco!- oppure, al contrario, sugli ingenti sequestri di alimenti scaduti che ancora si tenta fraudolentemente di porre in commercio, senza riguardo alcuni per i possibili danni alla salute dell’ignaro acquirente. Sul tema c’è molta confusione, ma la legislazione è chiara, anche se in continua evoluzione.

Tra le tante informazioni che è obbligatorio riportare per legge sull’involucro di cibi preconfezionati ci sono Termine Minimo di Conservazione e data di scadenza.

Il Termine Minimo di Conservazione o TMC indica la data presunta entro la quale un alimento, conservato con cura, mantiene inalterate le proprie caratteristiche organolettiche, termine complesso che indica l’insieme di sapore, odore, colore, consistenza del prodotto. Viene indicato sulla confezione con la dicitura “Da consumarsi preferibilmente entro…” seguito da:

  • giorno/mese/anno, se il periodo è inferiore ai tre mesi;
  • mese/anno, se il periodo è compreso tra tre e diciotto mesi;
  • anno, se il periodo è superiore ai diciotto mesi.

I prodotti che portano un Termine Minimo di Conservazione possono essere consumati anche oltre la data indicata in etichetta: ovvio che tanto più ci si allontana dalla data indicata tanto più probabile sarà una perdita più o meno sensibile delle qualità del prodotto.
Ricadono in questo gruppo prodotti come:

  • succhi di frutta, TMC di sei/dodici mesi;
  • olio di oliva TMC di diciotto mesi;
  • pomodori pelati TMC di tre anni;
  • tonno in scatola TMC di 3/5 anni
  • biscotti secchi TMC 6/12 mesi

Tutti questi prodotti possono essere messi in tavola da qualche settimana a qualche mese dopo dalla data indicata in etichetta: il il problema maggiore  sarà legato ad una possibile perdita di gusto e freschezza, ma in genere non dovrebbero esserci concreti rischi di contaminazione se il cibo è stato conservato in maniera adeguata, secondo le informazioni indicate sulla confezione.

Diverso il caso della Data di Scadenza: si tratta infatti della data entro il quale il cibo DEVE esere consumato. Viene indicata in confezione dalla dicitura “Da consumarsi entro…” seguita da giorno/mese/anno. La data di scadenza si trova sopratttto su prodotti come latticini, prodotti freschi a base di carne o pesce, prodotti freschi contenenti uovo, alimenti che possono facilmente essere contaminati da batteri e altri microrganismi e possono quindi rappresentare una concreta minaccia per la sicurezza alimentare della popolazione. In questo caso NON È opportuno consumare questi prodotti una volta trascorsa la data di scadenza.

L’indicazione del termine minimo di conservazione non è richiesta per:
  • gli ortofrutticoli freschi, comprese le patate, che non sono stati sbucciati o tagliati o che non hanno subito trattamenti analoghi;
  •  vini, vini liquorosi, vini spumanti, vini aromatizzati e prodotti simili ottenuti a base di frutta diversa dall’uva;
  • delle bevande con un contenuto di alcol pari o superiore al 10% in volume;
  • dei prodotti della panetteria e della pasticceria che, per loro natura, sono normalmente consumati entro le ventiquattro ore successive alla fabbricazione;
  • degli aceti;
  • del sale da cucina;
  • degli zuccheri allo stato solido;
  • dei prodotti di confetteria consistenti quasi unicamente in zuccheri aromatizzati e/o colorati;
  • delle gomme da masticare e prodotti analoghi

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