Sindrome metabolica: un termine sempre più utilizzato per indicare una costellazione di sintomi e fattori di rischio che aumentano notevolmente la possibilità di soffrire di patologie dell’apparato cardiovascolare. In Italia si stima che ne soffra circa il 25% della popolazione.
All’inizio si chiamava Sindrome X e identificava la manifestazione contemporanea di forte obesità nella zona addominale, ipertensione,  aumentato livello di colesterolo e trigliceridi, insulino-resistenza, iperglicemia o diabete mellito di tipo 2 conclamato: il nome fa pensare a un’arma segreta uscita da un film di James Bond ma in realtà quello che indica è una condizione che pone il paziente a rischio per tutta una serie di malattie, in particolar modo per patologie cardiovascolari, con notevole aumento delle cardiopatie ischemiche, delle disfunzioni ventricolari e generale scompenso cardiaco. Una situazione assolutamente seria, tanto seria da far sì che le principali associazioni mediche si siano date da fare per stabilire dei criteri che possano permetterne la diagnosi.

Diagnosi della sindrome metabolica

Il set di criteri attualmente utilizzato prevede che ad un soggetto possa essere diagnosticata la sindrome metabolica quando si abbiano almeno tre delle seguenti condizioni:

  • Circonferenza addominale maggiore di 94 cm per gli uomini e di 80 cm per le donne, oppure un indice di massa corporea superiore a 30 kg/m2;
  • Trigliceridi superiori a 150 mg/dl;
  • Colesterolo HDL inferiore a 40mg/dl negli uomini e 50 mg/dl nelle donne;
  • Pressione arteriosa superiore a 130/85 mmHg o terapia con anti-ipertensivi in atto;
  • Glicemia a digiuno superiore a 110mg/dl.

Un fattore importante da considerare è anche l’età del soggetto, superiore ai 45 anni per gli uomini, ai 55 anni per le donne. Se pensate di avere alcune di queste condizioni parlatene con i vostro medico, che saprà fornirvi indicazioni precise su esami necessari e protocolli diagnostici.

La causa della sindrome è sconosciuta e la sua storia clinica è estremamente complessa ma tutti gli studi finora effettuati hanno messo in evidenza una serie di fattori comuni ai soggetti che ne sono afflitti: si tratta in genere di individui in sovrappeso con marcata presenza di grasso addominale viscerale, sedentari e con un elevata resistenza all’insulina. Tra i fattori di rischio più importanti figurano quindi stress cronico che favorisce l’aumento del grasso viscerale, obesità addominale, uno stile di vita inattivo con ridotta attività fisica, un’età superiore ai 50 anni e diabete mellito di tipo 2. Sovrappeso e accumulo di grasso viscerale svolgono quindi un ruolo importantissimo nella diagnosi della sindrome anche se attualmente ancora si dibatte se si tratti di una causa o una conseguenza della sindrome metabolica. [1, 2, 3, 4, 5]

Prevenzione e trattamento della sindrome metabolica

La prevenzione si basa sull’analisi e sulla modifica dello stile di vita del soggetto: controllo del peso corporeo, moderazione del contenuto di carboidrati della dieta con riduzione degli zuccheri semplici e aumento dei carboidrati complessi, riduzione dell’assunzione di grassi saturi e aumento del contenuto di acidi grassi omega3, aumento dell’attività fisica generale e riduzione, quando sia presente, dello stato di stress.

Poiché la sindrome dipende in larga misura dalla resistenza all’insulina e da problemi metabolici il soggetto che ne è affetto trarrà notevole giovamento da un intervento sullo stile di vita e sull’alimentazione. Un intervento di base dovrebbe prevedere almeno questi punti essenziali:

  • ridurre il carico glicemico eliminando zuccheri, dolci, bibite, pane e riso bianco e sostituirli con pane e riso integrali e legumi;
  • aumentare in modo rilevante il consumo di frutta e verdura;
  • sostituire le carni grasse con tagli magri, carni bianche e soprattutto pesce;
  • aumentare il movimento e se possibile praticare una forma continuata di attività fisica, ad esempio un minimo di almeno tre o quattro passeggiate settimanali di almeno una quarantina di minuti;
  • ridurre decisamente il peso riportando la circonferenza addominale al di sotto dei valori indicati.

Interventi che coinvolgono molteplici aspetti dello stile di vita del soggetto e che sono in grado di migliorare decisamente situazioni di rischio, anche pronunciato.