La chetogenica è tra le diete più utilizzate per il dimagrimento ma nasce in realtà per trattare l’epilessia e altri disturbi neurologici. Tra questi c’è l’emicrania, caratterizzata da ricorrenti mal di testa, che nelle forme più gravi possono determinare un significativo peggioramento della qualità della vita di chi ne soffre.

La dieta chetogenica nasce negli anni Venti del secolo scorso per il trattamento dell’epilessia in età pediatrica, ma negli ultimi anni è stata utilizzata con sempre maggior successo anche per il trattamento di diverse patologie neurologiche. Tra queste c’è l’emicrania, una malattia molto diffusa, fonte di grandi sofferenze, sia personali sia sociali, visto che durante gli attacchi più gravi il soggetto non è praticamente in grado di fare nulla e per sfuggire ai dolori lancinanti deve far ricorso a farmaci che presentano effetti collaterali importanti.

Mal di testa, cefalea, emicrania

Colloquialmente lo definiamo mal di testa, tecnicamente è definito cefalea: si tratta del dolore provato in qualsiasi parte della testa e del collo, percepito dalle strutture sensibili che circondano il cervello —muscoli, nervi, arterie, vene etc —perché il cervello, non avendo recettori dedicati, è di fatto insensibile al dolore. Le cause possono essere molteplici e infatti esiste un complesso sistema di classificazione che suddivide gli oltre 200 tipi di mal di testa noti in 14 gruppi diversi.

L’emicrania, il mal di testa associato a sintomi del sistema nervoso autonomo, fa parte del gruppo delle cefalee primarie e presenta una prevalenza del 14% nella popolazione. Si tratta di una patologia debilitante, la prima causa di disabilità nel mondo per la popolazione al di sotto dei 50 anni di età, fonte oltre che di grandi sofferenze anche di un notevole danno economico, visto che i soggetti affetti sono spesso incapaci di lavorare durante gli attacchi. Le donne sono più suscettibili degli uomini, da 2 a 3 volte, soffrono di attacchi più lunghi, più debilitanti e anche più frequenti.

L’emicrania si manifesta con dolore ad un lato della testa, spesso pulsante, aggravato dall’attività fisica e spesso accompagnato da nausea e profondo fastidio nei confronti di luce, suoni e anche odori. L’emicrania può essere preceduta o accompagnata da aura, una serie di sintomi più spesso visivi ma talvolta sensoriali, dolori e formicolii, o addirittura motori, con disturbi della parola, del linguaggio e del movimento. Gli attacchi possono durare da qualche ora a due o tre giorni, possono essere sporadici o, come accade nell’emicrania cronica, presentarsi più volte durante un mese. [1]

Le cause dell’emicrania non sono ben definite, probabilmente sono la somma di un insieme di fattori ambientali e genetici. Meglio noti alcuni fattori scatenanti; suoni, luci e odori intensi, stress, fumo, fatica e digiuno sono quelli più comunemente riportati, accanto al consumo di alcuni cibi, in particolare cioccolato, agrumi, frutta oleosa secca, gelati, pomodori, cipolle, caffè, glutammato monosodico, istamina, tiramina, nitriti, aspartame e glutine.

Il trattamento consiste nell’evitare accuratamente i fattori scatenanti, se ce ne sono, nell’utilizzo di farmaci nella fase acuta, per mitigare il dolore — paracetamolo, aspirina, ibuprofen, triptani — nel ricorso a farmaci per la prevenzione di nuovi attacchi — diversi β bloccanti, amitriptilina, topiramato — nell’utilizzo di anticorpi monoclonali per il peptide correlato al gene della calcitonica (CGRP), una sostanza i cui livelli aumentano nei soggetti che soffrono di questa patologia, e nell’uso di alcuni integratori — magnesio e vitamina B2. [2]

Negli ultimi anni si è cominciato anche a indagare l’uso di alcune diete per il trattamento dell’emicrania. Una in particolare sembra essere efficace: la dieta chetogenica.

Cosa è la dieta chetogenica

La dieta chetogenica sfrutta dei processi fisiologici particolari che si attivano soltanto in determinate condizioni, durante un digiuno prolungato o quando la quantità di zuccheri introdotta con il cibo è molto ridotta. In entrambe i casi, le scorte di glicogeno, una forma di accumulo degli zuccheri, a livello di fegato e tessuti sono pressoché esaurite: in questa situazione la maggior parte di organi e tessuti passa ad utilizzare acidi grassi come fonte di energia, fatta eccezione per il cervello, i globuli rossi e le fibre muscolari di tipo II che non sono in grado di sfruttare questo substrato. Niente paura, perché il fegato, utilizzando come materia prima proprio gli acidi grassi, comincia a produrre i corpi chetonici — acetone, acetoacetato e acido β-idrossibutirrico — che diventano il carburante primario per mantenere in funzione gli organi e i tessuti più schizzinosi, il cervello in particolar modo .

L’aumento della concentrazione di corpi chetonici nel sangue, a causa del digiuno, dell’attività fisica o di una dieta mirata, è una condizione assolutamente naturale, la chetosi fisiologica, caratterizzata dalla presenza di corpi chetonici nel sangue, con concentrazioni che aumentano da da 0.1 mmol/l fino a circa 5-8 mmol/l, valore che rimane stabile nel tempo quando l’apporto di carboidrati è mantenuto al di sotto di certi livelli (Maggiori informazioni sulla fisiologia della dieta chetogenica le trovate in questo articolo).

La dieta chetogenica non va confusa con situazioni patologiche, come la chetoacidosi metabolica, è sicura se eseguita con la supervisione di un professionista preparato, e presenta effetti collaterali trascurabili nel breve-medio periodo. [3, 4]

Dieta chetogenica ed emicrania: una chetodieta può ridurre cefalea e sintomi della patologia

La dieta chetogenica non è una dieta iperproteica come molti credono, perlomeno non quando viene utilizzata per trattare l’emicrania: i carbrodrati vanno ridotti drasticamente, aumentano i grassi ma l’apporto di proteine rimene uguale o di poco superiore a quello che si avrebbe in una tipica dieta

Dieta chetogenica ed emicrania

Già nel 1928 la dieta chetogenica era stata utilizzata per trattare con successo soggetti affetti da emicrania. Dovevano però passare molti anni prima che si riparlasse dell’uso della chetogenica in questa patologia, prima con una serie di studi di singoli casi, poi con una serie di studi clinici.

La chetogenica si è dimostrata efficace sia nei singoli soggetti, sia durante gli studi clinici —diversi dei quali eseguiti dal gruppo del dott. C. Di Lorenzo — con riduzione della frequenza e dell’intensità degli attacchi, minor ricorso a farmaci e, in alcuni casi, alla scomparsa all’emicrania. In uno degli studi una dieta ipocalorico chetogenica è stata comparata con una dieta non chetogenica dal medesimo apporto calorico, che ha portato ovviamente a riduzione del peso dei pazienti accompagnato da una riduzione degli attacchi soltanto nei soggetti sottoposti a regime chetogenico, prova evidente del ruolo cruciale della chetosi nella prevenzione dell’emicrania.

Il numero degli studi è ancora limitato ma i dati sono assolutamente interessanti e fanno ben sperare. Nel mio piccolo posso confermare, con diversi casi trattati con buoni risultati, quanto emerge dagli studi. [5, 6, 7, 8]

Non è ancora chiaro come la chetosi fisiologica possa dare questi effetti positivi. L’emicrania è un disturbo complesso in cui risulta alterato l’equilibrio tra attivazione e inibizione di alcune zone della corteccia cerebrale, con modifiche del flusso sanguigno a queste aree, coinvolgimento del nervo trigemino — un nervo cranico responsabile della sensibilità di testa, faccia, meningi, denti e lingua — e di altre strutture cerebrali, cui sno imputabili i sintomi che caratterizzano l’attacco.

Secondo studi recenti l’emicrania potrebbe essere dovuta a un deficit energetico del cervello, con l’attacco che si manifesta quando i tessuti interessati sono sottoposti a un forte stress ossidativo o i processi metabolici non sono sufficienti a far fronte alle elevate esigenze energetiche dei neuroni.

I corpi chetonici prodotti nel fegato durante la chetosi, e in particolar modo il β-idrossibutirrato, possono attraversare la barriera emato-encefalica e arrivare ai neuroni, che li utilizzano per produrre energia al posto del glucosio con grande efficienza. Grazie ai corpi chetonici aumenta la produzione energetica da parte dei mitocondri del neurone e si riduce la produzione di radicali liberi, con un significativo miglioramento dei processi metabolici — che potrebbe andare a compensare il deficit preesistente — e riduzione dello stress ossidativo.

I corpi chetonici possono favorire la degradazione del glutammato, un importante mediatore eccitatorio cerebrale, e quindi ridurre l’eccitabilità della corteccia, e possono proteggere la corteccia da processi neuroinfiammatori contribuendo ad una significativa riduzione di alcuni importanti mediatori dell’infiammazione come TNF-α e NFκB. L’infiammazione è un componente importante dell’emicrania, che contribuisce all’attivazione di quelle fibre del nervo trigemino che sono responsabili della sensazione di dolore.

La dieta chetogenica, per la sua particolare composizione, che comporta un apporto ridotto di fibre, può determinare alterazioni significative del microbiota intestinale, che in diversi studi hanno portato a un miglioramento della compagine batterica presente con aumento di Bacteroidetes e Prevotella, che potrebbe a sua volta portare a effetti positivi sull’andamento dell’emicrania, tramite meccanismi che coinvolgono metaboliti batterici e neuropeptidi, ancora da individuare. [9, 10, 11, 12]

Dieta chetogenica ed emicrania: in pratica

Durante una dieta chetogenica il paziente non può consumare cereali e prodotti a base di cereali, legumi, tuberi, frutta e tutti i cibi che contengano quantità rilevanti di zuccheri o amidi. L’apporto complessivo di zuccheri deve essere ridotto al di sotto dei 30 grammi al giorno, l’apporto proteico è in genere compreso tra 1 e 1, 4 grammi per kg di peso corporeo e il resto delle calorie deve essere ricavato da grassi, possibilmente di buona qualità.

Il paziente può consumare carne, pesce, uova, frutta oleosa secca e verdure, con un apporto calorico che va calcolato in funzione delle necessità e degli obiettivi del soggetto. L’idratazione è importantissima, i corpi chetonici in eccesso vengono eliminati con le urine, ed è assolutamente necessario che si mantenga un buon apporto di liquidi.

In buona parte dei casi uno o due mesi di dieta chetogenica sono sufficienti a ridurre gli attacchi; a questo punto il paziente può passare in maniera graduale a una dieta a basso indice glicemico, in cui è possibile consumare cereali integrali, legumi e frutta, evitando tuttavia di creare picchi glicemici importanti. Gli effetti benefici della chetogenica possono estendersi a diversi mesi e quando cominciassero a scemare è possibile riprendere la dieta chetogenica, alternando in cicli successivi le due diete, con le modalità e i tempi che permettono di controllare meglio la patologia.

Durante una dieta chetogenica è possibile che possano essere necessari integratori mirati. Inoltre, non si tratta di una dieta adatta a tutti: esistono controindicazioni importanti tra le quali diabete di tipo I, gravidanza e allattamento. La dieta chetogenica non è una normale dieta fai-da-te, non deve essere gestita in autonomia dal paziente, richiede sempre l’intervento di personale specializzato. Chi soffre di emicrania deve prima rivolgersi al proprio neurologo per capire se nel proprio caso la chetogenica possa essere utile e , in caso affermativo, affrontare la dieta con il supporto di un medico, un biologo o un dietista preparato, che sappia indicare il protocollo corretto, in modo da ottenere il miglior risultato possibile senza incorrere in fastidi o problemi.


Alcuni link utili per chi soffre di emicrania o altre forme di cefalea: