Il nostro sistema immunitario ci protegge ogni giorno da invasioni e pericoli, un lavoro complesso che richiede grandi quantità di energia e materie prime. Esiste una relazione tra dieta e sistema immunitario: certi nutrienti sono essenziali per garantire delle efficaci difese e una loro carenza può ridurre in misura rilevante la capacità di far fronte all’invasione di patogeni.

Il sistema immunitario è una  complessa rete di strutture, elementi cellulari, mediatori chimici che svolge una molteplicità di funzioni: ci protegge costantemente da un’enorme varietà di patogeni; combatte le infezioni; discrimina con notevole precisione, mostrando un’enorme flessibilità,  tra le sostanze e i microrganismi che possono essere una reale minaccia e quante non lo sono e possono quindi essere tollerate; è in grado di riconoscere ed eliminare cellule cancerose; mantiene un aggiornato “schedario” di tutti gli antigeni con cui è entrato in contatto, in modo da poter entrare immediatamente in azione nel momento in cui questi dovessero ripresentarsi, una vera e propria memoria cui le vaccinazioni devono la loro notevole efficacia.

Questa complessità comporta ovviamente problemi, quando la risposta immunitaria è insufficiente e lascia spazio all’azione di patogeni o cellule cancerose, o quando indirizzata verso il bersaglio sbagliato, come avviene nelle  allergie, nelle quali la reazione, più o meno marcata, è rivolta verso antigeni innocui, come polline o proteine presenti in alcuni alimenti, oppure nelle patologie autoimmuni,  nelle quali l’attacco è indirizzato verso tessuti sani,  con danni più o meno estesi e lesioni fortemente invalidanti o addirittura letali.

Appare quindi evidente come sia necessario creare le condizioni necessarie a garantire la miglior efficienza possibile del sistema immunitario, fornendo l’energia necessaria, enorme in caso di infezione, e le sostanze indispensabili alla sintesi e al funzionamento ottimale di tutti gli elementi che ne fanno parte.

Dieta e sistema immunitario: è possibile potenziare le difese immunitarie con cibi o integratori mirati?

C’è un legame stretto tra dieta ed efficienza del sistema immunitario. Ma non bisogna pensare che esistano cibi o integratori  in grado di potenziare – come amano dire certi imbonitori – le difese immunitarie, permettendo la distruzione completa e inesorabile di ogni patogeno. Piuttosto la dieta diventa determinante quando ci sono reali stati di carenza di specifici nutrienti, mentre l’eccesso può non dare i rusultati sperati; anzi, spesso riserva cattive sorprese

Come funziona il sistema immunitario

Il mondo che ci circonda è un posto spaventoso, pieno di minacce letali, molte delle quali microscopiche: parassiti, batteri e virus. Il sistema immunitario ci protegge da questi invasori con una triplice linea di difesa: una barriera fisica, costituita dalla pelle e dalle mucose che rivestono l’apparato digerente, respiratorio e uro-genitale; una di natura chimica, rappresentata da lacrime, secrezioni, muco e acidi gastrici; una costituita da cellule specializzate, dai fagociti ai leucociti,   e dalle sostanze che alcuni di essi producono, gli anticorpi.

Quando il nostro organismo è minacciato da un patogeno invasore scatta la risposta immunitaria, che coinvolge due sottosistemi distinti, caratterizzati da tempi e modalità di azione molto diverse.

Sistema immunitario innato

Molto più antico dal punto di vista evolutivo, è in grado di attivarsi contro i patogeni anche senza che sia avvenuto un precedente contatto, e lo fa in tempi molto rapidi, entro 12 ore dall’invasione dell’agente infettivo: è responsabile dell’immunità innata.

Una componente importante del sistema è quella meccanica, che comprende le strutture e le sostanze che formano una barriera che impedisce l’ingresso dei microrganismi: pelle e mucose, secrezioni, bile e acidi gastrici, lacrime e saliva.

La componente cellulare è rappresentata da numerosi tipi cellulari — fagociti, macrofagi, mastociti ed eosinofili, cellule dentriditche e cellule NK (Natural killer) — che attivano sistemi complessi come quelli del complemento, con l’obiettivo di eliminare gli intrusi prima che possano causare problemi.

Si tratta di una prima linea di protezione le cui cellule, grazie a recettori presenti sulla propria membrana (PPR, Pattern Recognition Receptors), possono riconoscere i patogeni legandosi a componenti caratteristiche di parassiti, funghi, batteri e virus note come profili molecolari associati ai patogeni (PAMP pathogen-associated molecular patterns).

I PAMP sono strutture presenti esclusivamente sui patogeni e del tutto assenti nelle cellule umane: si tratta di acidi nucleici, lipopolisaccaridi, lipidi e lipoproteine, molecole essenziali per la sopravvivenza dei microrganismi e quindi altamente conservate e poco suscettibili a mutazioni che possano permettere all’invasore di sfuggire alle difese dell’ospite.

Quando una delle cellule del sistema immunitario innato si lega a un PAMP viene attivata un’intricata rete di segnalazione, con produzione di citochine, chemochine e interferone. L’organismo viene allertato della presenza di invasori esterni e scatena una risposta infiammatoria locale caratterizzata da arrossamento, gonfiore, calore e dolore.

Un ruolo importante è svolto dai macrofagi che non solo distruggono i microrganismi con enzimi lisosomiali, radicali liberi e ossido nitrico, ma processano e presentano gli antigeni ai linfociti Th, in grado di attivare la risposta immunitaria specifica.

La risposta immunitaria innata è rapida, ma manca di specificità e quindi risulta meno efficace dalla risposta adattativa; permette tuttavia di guadagnare tempo e mettere in campo la seconda linea di difesa, mirata ed efficiente.

Sistema immunitario adattativo

Un sistema molto più evoluto, caratteristico dei soli vertebrati, è in grado di riconoscere in maniera specifica un patogeno e di ricordare l’incontro, conservando la memoria dell’intruso in maniera da poter dare una risposta molto rapida nel caso si verifichi una esposizione successiva.

La risposta immunitaria adattativa o specifica si basa sul riconoscimento di antigeni — sostanze estranee in grado appunto di indurre questo tipo di risposta — da parte di cellule specializzate, i linfociti. Esistono più classi di linfociti, ognuna delle quali è responsabile di aspetti diversi  del complesso sistema.

A seconda dell’organo in cui maturano i linfociti sono suddivisi in due grandi gruppi: i linfociti T, maturano nel timo, un organo linfatico che si trova dietro lo sterno, molto sviluppato nei bambini, destinato ad una progressiva atrofia negli adulti; i linfociti B, si formano nel midollo osseo per maturare quindi a livello della milza e nei vari organi linfoidi.

Esistono diversi tipi di linfociti T:

  • i linfociti T citotossici o CD8+ attaccano e distruggono cellule infettate da microrganismi e cellule tumorali;
  • i linfociti T helper o CD4+ coordinano la risposta degli altri elementi cellulari del sistema immunitario: a loro volta sono suddivisi in diversi sottoclassi — TH1, TH2, TH3, TH17 — ognuna delle quali produce particolari citochine responsabili di aspetti diversi della risposta immunitari. I linfociti TH1 producono interferone gamma e sono molto importanti nella risposta antivirale; i linfociti TH2 producono diverse interleuchine e sono coinvolti nella risposta umorale e contro parassiti; i linfociti TH17 sono attivi contro patogeni extracellulari come batteri e funghi.
    I linfociti Treg (regolatori/soppressori) sono essenziali per far sì che il sistema immunitario tolleri sostanze estranee non dannose — polline, cibo e antigeni ambientali — garantendo così una risposta immunitaria appropriata. Sembra che questo meccanismo di regolazione, in grado di spegnere la risposta immunitaria quando necessario, sia difettoso in processi di autoimmunità;
  • i linfociti T della memoria si formano dopo il contatto con un antigene e possono sopravvivere per tempi molto lunghi, in modo da garantire una risposta più rapida e più potente quando l’antigene si presenti di nuovo.

I linfociti B sono responsabili dell’immunità umorale e producono immunoglobuline (Ig), le molecole che comunemente sono definite anticorpi, complesse strutture proteiche in grado di legare in maniera selettiva l’antigene nei confronti del quale vengono prodotte, permettendone il riconoscimento e l’eliminazione da parte di altre componenti del sistema immunitario.

I linfociti B maturi circolano costantemente negli organi linfoidi alla ricerca di antigeni. Una volta attivati, per esposizione all’antigene, i linfociti aumentano di dimensione e cominciano a produrre immunoglobuline che possono appartenere a cinque classi diverse, ognuna con un ruolo specifico. Le IgM sono le prime ad essere prodotte, si legano all’antigene che così può essere riconosciuto e distrutto; le IgG sono le più abbondanti e persistenti, vere e proprie etichette di riconoscimento degli antigeni; le IgA si trovano nel siero e sulle mucose dove svolgono un’azione preventiva nei confronti di infezioni da parte di virus e batteri, con un ruolo importante nello sviluppo della tolleranza verso gli antigeni presenti nel cibo, tolleranza essenziale per impedire l’insorgere di allergie; le IgE sono prodotte nei confronti di parassiti extracellulari e talvolta, purtroppo, anche nei confronti di antigeni ambientali e del cibo, contribuendo in questo caso all’insorgere di allergie; le IgD, la cui concentrazione nel plasma è molto ridotta, sono presenti sulla superficie dei linfociti B immaturi che vengono attivati quando queste immunoglobuline legano l’antigene. Partecipano inoltre all’attivazione di basofili e mastociti.

Lo sviluppo del sistema immunitario

Nel neonato l’immunità è essenzialmente quella innata. L’immunità acquisita si sviluppa lentamente grazie all’esposizione  a patogeni, cibi, antigeni ambientali e vaccini. Un ruolo chiave lo gioca l’alimentazione, in particolar modo l’allattamento al seno che fornisce sia batteri componenti del microbiota, sia sostanze  che stimolano la maturazione del tessuto linfoide associato all’intestino.

L’infanzia è un periodo critico per la maturazione del sistema immunitario, con il timo che raggiunge la sua massima grandezza: dieta e uso di antibiotici sono tra i fattori che maggiormente possono influenzare questo processo.

Nell’età adulta, esistono delle differenze legate al sesso nella attività del sistema immunitario. Le donne sono più soggette ad alcune patologie autoimmuni, come  il lupus eritematoso, e ad alcune patologie della tiroide. Inoltre nelle donne la risposta infiammatoria ai virus , in specie quello influenzale, è maggiore ed è accompagnata da una mortalità più elevata. La risposta più forte dovrebbe essere dovuta all’effetto modulatorio degli estrogeni, mentre negli uomini il testosterone pare avere una leggera attività soppressoria.

A partire dai 60 anni il sistema immunitario, come tutto l’organismo, comincia a perdere colpi, con riduzione dei tessuti linfatici e della capacità di rispondere a patogeni e antigeni: si parla di immunosenescenza. Diminuisce anche la risposta alle vaccinazioni, con un calo sia della risposta adattativa sia di quella innata. Lo stress ossidativo e quello dovuta ad una continua esposizione ad antigeni determina uno stato di infiammazione di basso livello che può portare alla comparsa di un gran numero di patologie. Sono ovviamente in gioco fattori genetici e ambientali – e tra questi ultimi di certo c’è la dieta — che complessivamente portano ad una riduzione dell’efficienza del sistema che è molto variabile da soggetto a soggetto, ma comunque apprezzabile. È proprio in questa fascia di popolazione, molto numerosa nei paesi occidentali,  che è importante prestare attenzione a tutti quei particolari che possono consentire al sistema immunitario di mantenere il più a lungo possibile una buona funzionalità, essenziale per invecchiare in salute.

Il sistema immunitario nell’intestino

Il nostro apparato digerente è in contatto diretto con materiale proveniente dall’esterno ed è quindi soggetto ad una costante e massiccia sollecitazione da parte degli antigeni più diversi. Non stupisce quindi che la maggior parte delle strutture e delle cellule del sistema immunitario siano localizzate nell’intestino, a formare il tessuto linfoide associato all’intestino (GALT gut-associated lymphoid tissue).

Il ruolo di queste strutture è molto delicato: da una parte devono essere in grado di provvedere una robusta immunità nei confronti di una miriade di patogeni, dall’altra devono garantire adeguata tolleranza nei confronti delle proteine presenti nei cibi e della popolazione batterica che costituisce il microbiota intestinale, una enorme massa di batteri simbiotici che ha un ruolo importante nel determinare il nostro stato di salute.

Nell’intestino troviamo un gran numero di linfociti associati alla mucosa, a livello della quale si trovano le placche di Peyer, nuclei specializzati che hanno una funzione di raccordo e coordinamento dell’azione del sistema immunitario, a livello dell’intestino e dell’intero organismo.

L’attività di queste strutture è modulata anche da stimoli di origine alimentare: situazioni di deficienza o di eccesso di certi nutrienti possono interferire con l’azione del GALT, sia quella protettiva nei confronti di patogeni sia quella — altrettanto importante — necessaria ad evitare reazioni di ipersensibilità nei confronti di sostanze presenti nel cibo consumato, con soppressione della risposta immunitaria verso le proteine alimentari e le specie batteriche che fanno parte del microbiota. Quando questo meccanismo di tolleranza orale è difettoso possono svilupparsi reazioni allergiche alimentari o processi infiammatori  a carico della mucosa, a volte con esiti assai gravi.

Dieta e sistema immunitario: cibi e nutrienti per migliorare le difese immunitarie. Il ruolo del microbiota

Il microbiota intestinale ha un ruolo fondamentale nella maturazione e nella regolazione dell’attività del sistema immunitario

Il costo del sistema immunitario

Proteggersi dalle minacce che provengono dall’ambiente è molto dispendioso. Un sistema immunitario efficiente, in grado di riconoscere ed eliminare rapidamente agenti patogeni di ogni tipo, è essenziale per la sopravvivenza ma richiede una spesa notevole, sia per il mantenimento di un sistema complesso, caratterizzato da un gran numero di elementi cellulari in continua replicazione, estremamente attivi, costantemente impegnati nella sintesi di un gran numero di molecole, sia per far fronte ai danni a livello dei tessuti infiammati, veri e propri campi di battaglia che richiedono interventi dispendiosi per i processi di recupero e rimodellazione.

Nell’infanzia, durante la crescita, nell’età adulta e nella vecchiaia lo sviluppo e il mantenimento di un efficiente sistema di difesa richiede un adeguato apporto di macro- e micronutrienti. È un dato di fatto che la malnutrizione aumenta in maniera rilevante la suscettibilità a infezioni ed è prognostica di esiti infausti.

Nel corso di un’infezione diventa poi cruciale la disponibilità di un gran numero di nutrienti che hanno un ruolo chiave nel determinare la suscettibilità del soggetto nei confronti di agenti  patogeni, nel modulare la risposta immunitaria, nel regolare i processi infiammatori , nel determinare il corso e l’esito finale dell’infezione e nel favorire una risoluzione rapida del problema, evitando che si instaurino condizioni di infiammazione cronica. Tutto questo ha un notevole costo energetico con i vari substrati e nutrienti necessari a soddisfarlo ricavati sia dalla dieta che dalle scorte dell’organismo. Ovvio che qualsiasi deficienza può determinare una risposta non adeguata o addirittura inefficace, con conseguenze che possono letali.

Una dieta adeguata è quindi necessaria per un buon funzionamento di questa complessa macchina difensiva, con particolare attenzione nei confronti di alcuni nutrienti che purtroppo, in molti casi, potrebbero non essere consumati nelle quantità adeguate. [1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10]

Dieta e nutrienti per un sistema immunitario efficiente

Prima di parlare di dieta e nutrienti necessari per una buona funzionalità del sistema immunitario è importante fare una premessa: la maggior parte degli studi si concentra su problemi causati da stati di carenza e non cerca di individuare sostanze che possano “amplificare” o “spingere” l’attività del sistema immunitario.

Consumare integratori di vitamina C e zinco come se fossero caramelle non vi salverà da questo o quel patogeno e chi vi propone costosi prodotti destinati a rendervi invulnerabili all’assalto di virus e batteri  lo fa in assoluta malafede, cercando facili guadagni,  sfruttando paura e ignoranza, come da tempo immemore fanno tutti i venditori d’olio di serpente.

Ancora più incomprensibile poi, lo scopo di chi mette in giro l’infinita miriade di bufale che decantano le proprietà protettive e taumaturgiche di questo o quell’alimento, dall’acqua e limone alla curcuma, passando per ogni tipo di bacca, spezia o frutto più o meno esotico noto all’uomo.

Come sempre, quando si parla di alimentazione, si tratta di una partita che si gioca sul lungo periodo, direi  tutta la vita, e che richiede attenzione nella scelta della quantità e qualità del cibo consumato in ogni fase della vita, dal periodo neonatale alla vecchiaia, senza sperare che una pillola magica riesca a correggere errori, eccessi e carenze, magari protratti per anni.

Chiarito questo, vediamo quali sono i nutrienti che risultano necessari per mantenere una buona funzionalità del sistema immunitario.

Proteine, glutamina e arginina

La malnutrizione proteica (PEM protein-energy malnutrition) riduce la risposta immunitaria, sia innata sia specifica, oltre a influenzare in senso negativo lo sviluppo del sistema immunitario. L’attivazione del sistema immunitario comporta infatti la produzione di una grande quantità di molecole proteiche — enzimi, citochine, anticorpi — con un lavoro di sintesi che può essere molto gravoso. Le funzioni di difesa non specifica sono le più colpite dalla PEM, con una importante compromissione dell’integrità di barriera, assieme alla funzionalità degli organi linfoidi e alla quantità e all’attività dei linfociti. Anche la risposta alla vaccinazione è minore in soggetti con insufficiente consumo di proteine, come dimostrato da diversi studi.

La glutamina è l’aminoacido libero più abbondante nel nostro organismo e la sua disponibilità si riduce in misura rilevante durante infezioni, in seguito a eventi traumatici e in tutte quelle situazioni che comportano un enorme sforzo metabolico. In questi casi la glutamina diventa un aminoacido condizionatamente essenziale e una sua carenza può provocare: atrofia della mucosa intestinale, per le cui cellule è uno dei principali combustibili metabolici; riduzione della risposta immunitaria a livello delle vie aeree superiori; riduzione della sintesi di glutatione ridotto (GSH), un potente antiossidante che nell’intestino partecipa alla neutralizzazione delle specie reattive dell’ossigeno e dei radicali liberi, prodotti in grande quantità durante i processi infiammatori e particolarmente dannosi per i tessuti coinvolti.

L’arginina è un aminoacido essenziale per i bambini, mentre negli adulti ne viene sintetizzata una quantità adeguata a partire dal glutammato, che tuttavia può diventare insufficiente in caso di patologie che coinvolgano intestino e reni. L’arginina è substrato per la produzione di ossido nitrico (NO), sostanza che svolge un ruolo chiave nei processi infiammatori e viene prodotta in notevole quantità dai macrofagi, con probabile azione battericida.

Un adeguato apporto proteico è quindi necessario per la massima efficienza del sistema immunitario ma purtroppo in alcune situazione e in certi gruppi di popolazione non sempre è garantito. Un caso esemplare sono gli anziani, nei quali un ridotto apporto di proteine legato a diete restrittive, ridotte capacità digestive e di assorbimento, va a sommare i suoi effetti negatrivi ai processi di immunosenescenza già presenti.

Caso particolare sono gli sportivi agonisti: in questi soggetti un allenamento molto intenso può provocare una transitoria soppressione della funzione immunitaria accompagnata da forte infiammazione che possono essere ridotte da una attenta integrazione a base di glutamina,  arginina, aminoacidi essenziali e proteine del siero.

Glutamina e arginina possono essere invece integrati nel corso di infezioni, con diversi studi che ne hanno dimostrato una buona efficicacia, quando se ne sia verificata una effettiva carenza che, come abbiamo visto, può essere imputabile alla patologia stessa. [11, 12, 13, 14]

Lipidi, acidi grassi e omega 3

La relazione che esiste tra lipidi, acidi grassi e sistema immunitario è molto complessa e dipenda da un gran numero di fattori sia individuali, di natura genetica, sia legati alla quantità e qualità dei grassi consumati.

Un consumo elevato di acidi grassi saturi sembra essere problematico, per il contributo che può dare all’instaurarsi di una condizione di infiammazione cronica. Fanno eccezione alcuni acidi grassi saturi a catena corta, come l’acido butirrico, prodotto in quantità dal microbiota intestinale, che pare svolgere un  ruolo chiave nella riduzione dei processi infiammatori a livello della mucosa intestinale.

I lipidi sono anche importanti componenti della membrana cellulare e l’apporto dietetico può contribuire alla formazione di strutture sulla membrana dei linfociti che partecipano ai processi di maturazione di queste cellule e ne influenzano la capacità di rispondere a molecole segnale come le citochine.

In caso di infezione severa, il tessuto adiposo fornisce grandi quantità di acidi grassi alle cellule del sistema immunitario, molecole che vengono utilizzate sia come carburante, per far fronte alle elevate richieste energetiche necessarie a montare una efficace risposta immunitaria, sia per la produzione di molecole che fungono da messaggeri, necessarie per controllare i vari stadi di questo complesso sistema.

Sono gli acidi grassi polinsaturi a essere utilizzati per la sintesi di prostaglandine e leucotrieni, sostanze coinvolte nel controllo dei processi infiammatori. Gli acidi grassi della serie omega 6 sono i precursori di sostanze proinfiammatorie che determinano l’insorgere di febbre, eritemi, aumento della permeabilità vascolare, vasodilatazione e dolore nella sede interessata dall’infezione. Gli acidi grassi della serie omega 3 sono invece precursori di sostanze con un’azione di modulazione della risposta infiammatoria, che in diversi lavori su modello animale e umano hanno portato a una apprezzabile riduzione dei processi negli stati di infiammazione cronica e in patologie autoimmuni. [15, 16, 17, 18]

Glucosio

Le esigenze energetiche delle cellule del sistema immunitario sono elevate e il glucosio è uno dei principali substrati utilizzati dai linfociti, sia per via glicolitica con produzione di lattato — in modo da assicurare una rapidissima produzione dell’energia necessaria —  sia con attivazione di una particolare via metabolica, quella dei pentoso-fosfati, essenziale per una massiccia produzione di proteine e RNA. Nei macrofagi  e nei neutrofili il glucosio è invece utilizzato per fornire energia all’attività fagocitica e secretoria di questi tipi cellulari.

Si ritiene che la disponibilità di glucosio, assieme a quella di altri fattori trofici e alla presenza di molecole segnale, sia importante per la maturazione delle cellule del sistema immunitario, per evitarne l’atrofia e stimolarne l’attività metabolica. [19, 20, 21]

Dieta e sistema immunitario: nutirenti e cibi per potenziare le difese immunitarie. Il ruolo dello zinco

Lo zinco è sostanza indispensabile per un buon funzionamento del sistema immunitario e purtroppo parrebbe molto diffusa una leggera carenza. Nulla cui un bel pasto a base di ostriche, cibo particolarmente ricco del prezioso minerale, non possa rimediare. Al termine sarete decisamente meno abbienti ma magari meglio difesi.

Zinco

Lo zinco è un minerale essenziale che nel nostro organismo ha un ruolo importante nell’accrescimento e nello sviluppo, nella funzione neurologica e nella risposta immunitaria. Una grave carenza è rara ma si stima che attualmente almeno due miliardi di persone possano soffrire di una leggera carenza di zinco, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, dove si ritiene sia uno dei più gravi fattori di rischio per enteriti e polmoniti batteriche. Nei paesi occidentali un ridotto apporto di zinco è comune soprattutto tra gli anziani, situazione che contribuisce in maniera importante a processi di immunosenescenza.

Carenza di zinco porta ad atrofia del timo, riduzione del numero di linfociti e alterazione di molti dei delicati processi di regolazione del sistema immunitario, sia quelli di attivazione che quelli di modulazione e, soprattutto, quelli di tolleranza.

L’integrazione con zinco è importante per soggetti che ne presentino carenza, soprattutto bambini e anziani, e può contribuire a prevenire infezioni in queste particolari popolazioni.

Discusso è l’utilizzo di zinco in situazioni di sepsi, un severo stato di infiammazione sistemica dovuto al diffondersi di agenti patogeni a livello di tessuti, fuidi e cavità corporee che sono sterili in condizioni normali. In questo casoè proprio la massiccia risposta immunitaria che consegue all’infezione a causare danni estesi ai tessuti dell’ospite, con esiti spesso fatali. Durante la sepsi grandi quantità di zinco sono trasferiti dal siero al fegato, fenomeno che ne riduce la disponibilità e che probabilmente è correlato alla severità degli esiti. Alcuni lavori hanno mostrato che la somministrazione di zinco in questi casi può migliorare gli esiti della sepsi, tuttavia i risultati sono controversi poiché lo zinco, se da una parte può contribuire alla regolazione della risposta immune, dall’altra può favorire la crescita dei patogeni, che richiedono il minerale per moltiplicarsi e propagarsi nell’ospite.

L’integrazione con zinco deve quindi essere fatta con attenzione e solo in situazioni carenziali, visto che sia deficienza che eccesso possono creare problemi. [22, 23, 24, 25, 26]

Selenio

Il selenio è un minerale presente in quantità ridottissima nel nostro organismo ma componente essenziale di un gran numero di enzimi, tra cui glutatione perossidasi, glutatione reduttasi e tioredoxina reduttasi, enzimi coinvolti nella protezione antiossidante, e di alcune selenoproteine essenziali per la funzione di leucociti e altre cellule del sistema immunitario.

La carenza di selenio è fattore di rischio per malattie croniche come il cancro e può determinare aumentata suscettibilità alle infezioni e aumento della produzione di citochine infiammatorie a livelli di fegato ed intestino. L’integrazione di selenio, in questi casi, stimola il sistema immunitario e migliora i parametri dell’infiammazione.

Molto interessanti gli studi in soggetti affetti da HIV, spesso carenti di selenio, nei quali la somministrazione di questo minerale contribuisce a rallentare la progressione della patologia.

Controversi i dati relativi all’effetto del selenio su genesi, crescita e diffusione di cellule tumorali, uno dei bersagli dell’attività di costante viglilanza del sistema immunitario: in studi diversi si sono registrati sia effetti positivi, con riduzione della formazione e della crescita di cellule tumorali in alcuni tipi di cancro, che effetti negativi, con stimolo ai processi di formazione, crescita e metastasi di cellule tumorali in altre situazioni.

L’integrazione con selenio dovrebbe quindi essere valutata con attenzione, limitatamente a situazioni di reale carenza. [27, 28, 29, 30]

Vitamina D

La vitamina D non è soltanto la vitamina necessaria alla salute delle ossa. Recettori per la vitamina D sono presenti anche in cellule del sistema immunitario, assieme  agli enzimi necessari per la conversione della vitamina alla sua forma attiva, 1 α,25-diidrossivitamina D3.

La vitamina D stimola le cellule del sistema immunitario innato, soprattutto monociti e macrofagi, e quelle del sistema immunitario adattativo, promuovendo la maturazione e l’attivazione di linfociti B e T e modulando i processi infiammatori.

Anche qui i risultati degli studi sono controversi: lavori epidemiologici mostrano che carenza di vitamina D può comportare una riduzione delle difese immunitarie e aumentare incidenza e severità di patologie autoimmuni, tuttavia gli studi clinici, pur con alcuni risultati promettenti, non permettono di trarre conclusioni definitive.

I livelli ematici di Vitamina D possono essere facilmente testati e nel caso risultino ridotti il vostro medico curante potrà consigliarvi un adeguato protocollo di integrazione.  Attenzione a non fare da soli: produciamo autonomamente vitamina D e un eccesso di questa preziosa sostanza può avere conseguenze pesantemente negative. [31, 32, 33]

Vitamina E

Il termine vitamina E indica un gruppo di sostanze, tocoferoli e tocotrienoli, che presentano attività biologica simile a quella del l’α-tocoferolo. Si tratta di composti con una potentissima azione antiossidante a livello delle membrane cellulari ed è quindi essenziale per la protezione dei lipidi che le costituiscono dagli estesi danni provocati da radicali liberi.

La vitamina E è essenziale per mantenere una risposta immunitaria efficiente. Una sua carenza provoca maggiore suscettibilità alle infezioni: in questa situazione l’integrazione porta all’aumento della produzione di anticorpi, a proliferazione dei linfociti e ad una più efficiente attività fagocitaria dei macrofagi.

Gli effetti dell’integrazione con vitamina E sono apprezzabili soprattutto negli anziani ma anche in questo caso è necessaria attenzione: una integrazione eccessiva può infatti portare a inibizione di alcuni aspetti della risposta immunitaria. Ancora una volta gli studi sono controversi e in definitiva non è consigliabile un’integrazione indiscriminata se non si è presenza di una chiara situazione di carenza. [34, 35, 36]

Vitamina A

Neigli anni venti del secolo scorso la vitamina A era definita la vitamina anti-infezione, con diversi lavori che mostravano come questa sostanza fosse molto efficace nel recupero da patologie infettive. In effetti durante malattie di questo tipo si assiste ad una riduzione delle scorte di vitamina accumulate nel fegato a al malassorbimento di quella presente negli alimenti.

Questa situazione può compromettere sia la risposta innata, danneggiando epiteli e mucose, portando a una riduzione dei neutrofili e delle cellule secernenti muco — essenziali per intrappolare ed eliminare i microrganismi patogeni — sia quella specifica, con anomalie nella maturazione e nella funzionalità di linfociti B e T e ridotta produzione di anticorpi.

L’integrazione con vitamina A va valutata con attenzione, un suo eccesso può provocare problemi severi e in caso di gravidanza può provocare malformazioni del feto. [37, 38, 39]

Dieta e sistema immunitario: vitamine e minerali per difese immunitarie efficienti.

La vitamina C viene spacciata come sostanza dalle proprietà quasi magiche quando si parla di sistema immunitario. E gran parte della responsabilità va al buon Linus Pauling, due volte premio Nobel, grande chimico che purtroppo nel campo della nutrizione e della fisiologia ha dato il via, involontariamente, a un approccio quantomeno ingenuo nei confronti di vitamine e minerali.

Vitamina C

Sui media la vitamina C parrebbe essere il rimedio ad ogni male, la sostanza in grado di aumentare in maniera inverosimile l’efficienza del sistema immunitario e conferire a chi la assume in dosi massicce l’invulnerabilità di fronte a qualsiasi virus o batterio. Questo grazie anche alla prolungata e strenua opera di catechizzazione portata avanti per decenni dal buon Linus Pauling, due volte premio Nobel ma non per questo immune da sonore cantonate, come in questo caso.

Ci sono numerose osservazioni che mostrano come la vitamina C possa avere un effetto positivo sulla risposta immunitaria, ma i dati, come avrete intuito, non sono così netti e gli effetti non così marcati.

La vitamina C svolge un’importante azione antiossidante proteggendo i lipidi del plasma, rigenerando al vitamina E a livello delle membrane e riducendo i danni tissutali nel sito di infiammazione. Partecipa inoltre alla sintesi del collagene ed è quindi essenziale per l’integrità di epiteli e mucose, stimola produzione e motilità di neutrofili e fagociti, favorisce crescita e differenziazione dei linfociti e stimola la produzione di anticorpi.

Una sua carenza inibisce l’attività battericida dei neutrofili ma non pare avere effetti significativi sulla risposta specifica.

L’integrazione di vitamina C è da sempre un punto controverso, con i fautori dell’efficacia di megadosi, fino a 5-10 grammi al giorno, sconfessati puntualmente dagli studi clinici sul tema. Integrazione che oltretutto risulta difficoltosa da quantificare visti i complessi e sofisticati meccanismi che regolano assorbimento e distribuzione della vitamina, indicatori del ruolo chiave che svolge e, probabilmente, anche dei potenziali problemi legati ad eccessiva presenza, vista la delicatissima natura degli equilibri tra antiossidanti e radicali liberi. [40, 41, 42, 43]

Probiotici e prebiotici

I probiotici sono quei “microorganismi vivi che somministrati in quantità adeguata apportano benefici alla salute dell’ospite”: Lattobacilli e Bifidobatteri si sono mostrati in grado di migliorare la risposta immunitaria negli anziani e anche di ridurre la durata delle infezioni in bambini e adulti.

I prebiotici sono invece quelle sostanze che possono essere utilizzate dal microbiota intestinale — l’insieme dei batteri che vivono nel nostro intestino — favorendone la crescita e modulando la risposta immunitaria intestinale: si tratta di oligosaccaridi di vario tipo, in pratica parte della fibra alimentare che troviamo in frutta e verdura.

Molto interessante una recente meta-analisi che indica come integrazione di pre/probiotici nelle quattro settimane precedenti e in quelle successive alla somministrazione del vaccino antinfluenzale possa aumentare fino al 20% la risposta immunitaria al vaccino,  contribuendo a ridurre gravità e lunghezza della patologia influenzale.

Il meccanismo con cui si esplicano questi effetti è probabilmente molto complesso e dipende da interazioni tra i microrganismi somministrati, quelli presenti a livello del microbiota e il sistema linfatico associato all’intestino, in un continuo e complicatissimo scambio di segnali che da un lato favorisce la risposta immunitaria contro le infezioni mentre dall’altro mitiga reazioni infiammatorie eccessive.

Anche qui i risultati vanno interpretati con molta cautela, vista la diversità dei ceppi batterici o delle fibre utilizzate, non sempre in grado di supportare i mirabolanti claim di chi commercializza prodotti e integratori che li contengono. [44, 45, 46, 47, 48, 49, 50, 51]

Dieta e sistema immunitario: qualche considerazione

La relazione che lega dieta e sistema immunitario è estremamente intricata, per la complessità del sistema e delle sue numerosissime componenti e per la fitta rete di interazioni di questi con i vari nutrienti. È evidente comunque — dai dati disponibili — che è assolutamente semplicistico, se non fuorviante, indicare questa vitamina o quel minerale come una via sicura per potenziare le difese dell’organismo e sconfiggere virus, batteri e patogeni di ogni ordine e grado.

Nonostante tutto proliferano, crescono e si diffondono, particolarmente sul web, esortazioni a consumare in quantità industriali integratori, spezie , miscele fantasiose degli alimenti più diversi, come se fossero una panacea per ogni male, carburanti potentissimi per un sistema immunitario monoliticamente invincibile. Una buona fetta di queste assurde indicazioni è sparsa ad arte per promuovere la vendita di prodotti dalle dubbie proprietà e dall’ancor più dubbia formulazione, come evidenziato da recenti ricerche sul tema. [52]

Resta da capire chi crea e diffonde panzane pericolose senza alcun scopo apparente: l’ignoranza è certamente un fattore, ma probabilmente c’è anche la disperata necessità che molti hanno di dare risposte semplici, semplicissime, a problemi complessi. Se con un bicchiere di acqua e limone al mattino puoi sconfiggere qualunque malattia che bisogno c’è di cercare altrove la soluzione?

Dalla carrellata precedente appare evidente che minerali, vitamine e macronutrienti possono migliorare la funzione del sistema immunitario solo se vengono somministrati a soggetti che ne sono carenti e non si mostrano invece particolarmente efficaci nel migliorare la resistenza alle infezioni in soggetti ben nutriti.

La chiave quindi è sempre quella: una dieta varia ed equilibrata che fornisca tutti i nutrienti necessari, ricca di verdura e frutta, prodotti freschi con un elevato contenuto di vitamine e minerali, legumi e cereali integrali, alimenti cha apportano una buona quantità di fibre, e un adeguato apporto di pesce, uova, carne e latticini,  in modo da soddisfare le esigenze relative a lipidi e proteine che come abbiamo visto sono assolutamente importanti per una buona funzione immunitaria.

Bambini e anziani sono popolazioni a rischio, in cui maggiore deve essere l’attenzione alla qualità della dieta che può risultare in primo luogo insufficiente dal punto di vista calorico e quindi carente per quel che riguarda l’apporto di zinco, selenio e vitamina D.

Va ricordato che soggetti sovrappeso, obesi o diabetici presentano alterazioni della funzionalità del sistema immunitario che li rende maggiormente suscettibili a infezioni e li espone a una condizione di infiammazione sistemica di basso grado che è fattore di rischio per un gran numero di patologie croniche. Accanto ad una dieta equilibrata è quindi importante mantenere un peso corporeo nei limiti, per evitare di ritrovarsi con un sistema immunitario cronicamente attivato ma poco efficiente nello svolgere il proprio ruolo verso i patogeni invasori.

Anche in questo caso non si tratta quindi di consumare a iosa questo o quel nutriente: un sistema immunitario al massimo delle capacità richiede un lavoro attento sul proprio stile di vita, dalla dieta, all’attività fisica, al controllo dello stress. Un impegno costante ma niente affatto gravoso, visto i grandi risultati che può darci per quanto riguarda qualità della vita e salute.