Simbolo della fertilità, presente nei miti antichi, la melagrana è un frutto dalle notevoli proprietà nutritive, ricchissimo di antiossidanti, un vero toccasana per la salute, con i suoi chicchi cremisi dal gusto dolce, acidulo e astringente.

La melograna è il frutto di un albero cespuglioso, Punica granatum, che cresce molto bene in terreni aridi e poveri, con inverni freddi ed estati molto calde. La pianta è originaria della mezzaluna fertile, tra mediterraneo e medio oriente, ed era già apprezzata e diffusa tra gli egizi e gli antichi babilonesi. Da sempre simbolo di fertilità, per il gran numero di semi prodotti, un posto di rilievo lo aveva nei miti greci: era una melagrana il frutto che Ade utilizzò per tentare Proserpina e portarsela come sposa negli inferi.
Assai diffuso e apprezzato fino al 1800, il suo consumo come frutto fresco si è ridotto notevolmente, anche se negli ultimi anni ha conosciuto una nuova popolarità in forma di succo dalle mirabolanti proprietà nutritive.
Attualmente i principali produttori sono Iran, India e Stati Uniti, ma nei nostri giardini non è raro trovare delle robusto piante che in autunno si caricano di frutti maturi dal bel colore rosso.

La pianta può crescere fino agli 8 metri di altezza, ma in genere è mantenuta bassa e cespugliosa. I fiori primaverili, rossi e grandi, danno origine a frutti che vanno raccolti pronti per il consumo visto che la maturazione si arresta quando vengono staccati dalla pianta.

I frutti, che dal punto di vista botanico sono delle bacche, hanno una scorza molto spessa e dura, ricchissima di tannini, rossa per la maggior parte delle varietà. All’interno una membrana bianca, anch’essa molto ricca in composti astringenti, disegna diverse sezione in cui si annidano i semi, da 200 a 1500 per frutto, circondati da una polpa rosso brillante, dolce a completa maturazione, con un notevole livello di acidità e forti note astringenti dovute all’elevato contenuto di tannini.

melagrana proprietà nutrizionali

Un frutto nel mito: Proserpina ingannata a suon di semi di melagrana dal perfido Ade. Per i greci la melagrana era simbolo di fertilità. Per Dante Gabriel Rossetti l’ennesimo pretesto per dipingere la sua modella preferita.

Le proprietà nutrizionali della melagrana

Negli ultimi anni la melagrana è tornata alla ribalta, dopo anni di arbitrario oscuramente, grazie alle sue rilevanti proprietà nutrizionali: 100 grammi di grani danno circa 80 kcal con un contenuto in grassi di poco più di un grammo, di proteine attorno ai due grammi e di carboidrati di circa 19 grammi, di cui 4 grammi di fibre e 15 grammi di zuccheri, essenzialmente saccarosio, fruttosio e glucosio. Buono il contenuto di potassio, rame, manganese e fosforo. Abbondano anche vitamina C, vitamina K e folati. Abbondanti gli acidi organici in specie acido citrico. Quello che rende la melagrana un supercibo, come amano dire i sempre entusiasti americani, è il rilevante contenuto in polifenoli, fitonutrienti che tra l’altro conferiscono la tipica colorazione rossa, abbondanti nei frutti ma ancor di più nella scorza che è infatti materia prima per l’estrazione di questi principi, utilizzati nella produzione di integratori alimentari. Tra i polifenoli presenti, oltre ai tannini responsabili del sapore astringente, anche gli ellagitannini o punicalagine, molecole di grandi dimensioni formate dall’unione tra acidi ellagici e carboidrati, che possono comunque essere assorbite a livello intestinale. Nei semi è presente un particolare acido grasso polinsaturo, l’acido punicico, anch’esso ampiamente studiato.

La melagrana in cucina

La melagrana va colta o acquistata ben matura. I frutti devono avere una scorza rosso scuro, compatta e priva di ammaccature, e devono essere pesanti e solidi. Da evitare quelli con scorza raggrinzita, opaca, scolorita e macchiata.
La melograna, ve ne sarete accorti, è molto difficile da aprire: bisogna avere nervi saldi e tagliare lentamente per evitare che il succo cremisi dei grani schizzi ovunque trasformando gli astanti in tante comparse di film dell’orrore.
I grani sono buonissimi consumati al naturale, specie se il frutto è al giusto grado di maturazione, ma possono essere utilizzati nelle più disparate ricette.
I chicchi rossi e succosi sono ottimi ingredienti per insalate, con rucola o spinacini ad esempio, per un gradevole contrasto di sapori tra il tocco d’amaro delle foglie e lo sprigionarsi del succo dolce ed acido dei chicchi . Ottimi i risotti, con il succo che può essere usato per la cottura del riso, conferendo un aroma che ben si sposa a sperimentare con creme di verdure. Straordinari i piatti a base di carne, dove succo e chicchi danno colore e aromatizzano i tagli e le carni più diverse.
Nella cucina orientale la melograna è ingrediente di base per i piatti più disparati: la polvere di semi di melagrana è un’apprezzatissima spezia, anardana, in India e Pakistan, mentre chicchi, succo melassa e aceto di melagrana sono presenti in molte ricette della cucina Iraniana.
La granatina è lo sciroppo ricavato dalla bollitura del succo di melagrana, una bibita analcolica, in passato assai diffusa, utilizzata sia per la preparazione di granite sia per la preparazione di cocktail e long drink come lo Shirley Temple o il Tequila Sunrise. Sul mercato si trova granatina ricavata anche da agrumi, ribes, lamponi o aromi. Voi, bevitori dal palato raffinato, diffidate da queste pallide imitazioni.

La melagrana in cucina: dalla grantina alle insalate

La melagrana è un ingrediente versatile per ogni insalata, come questa con Quinoa e finocchi saltati. Una combinazione inedita e appetitosa.

La melagrana e la scienza

Il potenziale antiossidante della melagrana è superiore a quello del tè verde e del vino rosso. Per questo, negli ultimi anni, la melagrana è divenuta oggetto di un grande numero di studi con risultati di notevole interesse pratico. L’attenzione si è concentrata soprattutto sulla ricerca di effetti positivi legati al consumo del succo, ricco di punicalagine, e dell’estratto oleoso dei semi, dove abbonda l’acido punicico.

Studi in vivo e in vitro hanno mostrato un effetto protettivo nei confronti di diverse forme tumorali. Il succo è stato utilizzato in studi su pazienti affetti da cancro alla prostata di cui sembra rallentare decisamente la crescita.
In laboratorio il succo fermentato ha mostrato un forte effetto antiproliferativo su tumori del seno. Un effetto chemioprotettivo si è registrato anche per tumori del polmone, del colon e della pelle. Un risultato importante di questi studi, che sono tutti allo stadio preliminare, è stato quello di evidenziare che l’effetto del succo risulta essere maggiore di quello delle singole sostanze purificate, un dato che sottolinea l’effetto sinergico della grande quantità di composti presenti nel frutto, ognuno dei quali probabilmente agisce a livelli diversi contribuendo ad un risultato complessivo che è decisamente superiore della somma delle parti. [1, 2]

Il consumo di succo di melagrana può ridurre la pressione arteriosa, può ridurre la formazione della placca aterosclerotica e la perossidazione dei lipidi che contribuisce a tale processo, con riduzione del colesterolo LDL e aumento dell’HDL; una serie di effetti che fanno ragionevolmente supporre un significativo effetto protettivo a livello dell’apparato cardiovascolare. [3, 4]

Studi in vitro e su animali hanno anche dimostrato che l’attività antiossidante e antinfiammatoria del succo di melagrana può contribuire a ridurre i problemi legati a osteoartrite e artrite reumatoide, intervenendo sui principali mediatori dei processi infiammatori e degenerativi.

In soggetti diabetici il succo di melagrana ha mostrato di poter aumentare la sensibilità all’insulina riducendo nel contempo in maniera significativa lo stress ossidativo legato alla patologia. [5]

Anche l’estratto di fiori di melagrana ha mostrato notevoli virtù. In alcuni studi su soggetti obesi il suo uso è risultato associarsi ad una riduzione del peso e del tessuto adiposo e a una riduzione di glicemia, colesterolo HDL e trigliceridi.

Il succo di melagrana ha spiccata attività antimicrobica e fungicida: rilevanti i risultati in laboratorio contro Candida Albicans, contro ceppi antibiotico resistenti di Staphylococcus aureus e contro cepi enteroemorragici di Escherichia coli.

Ci sono anche studi che hanno valutato l’effetto del succo di melograna sulla disfunzione erettile nel maschio: i risultati paiono incoraggianti, ma sono richiesti ulteriori studi sul tema prima di arrivare a dati conclusivi. [6]

Allo stato attuale degli studi il consumo di succo di melagrana o di estratti e concentrati appare non presentare alcun effetto collaterale, anche per concentrazioni molto elevate dei principi attivi più importanti. Alcuni studi sono in corso per determinare potenziali interazioni con farmaci: il succo di melagrana potrebbe interferire con il citocromo C450, l’enzima epatico responsabile del metabolismo di un gran numero di farmaci, anche se i lavori disponibili on hanno evidenziato effetti apprezzabili. Se prendete anticoagulanti o benzodiazepine evitate comunque di consumare grandi quantità di succo, tanto per tenersi sul sicuro.

Una pianta che cresce in condizioni difficili, un frutto antico citato in miti e leggende, chicchi dal colore vivo e dal sapore dolce e pungente, adatti a ricette diverse e gustose, un succo dalle grandi proprietà preventive e addirittura terapeutiche: direi che di motivi per consumare più spesso questo frutto ce ne sono davvero.