La nostra alimentazione ha un costo: e non intendo soltanto quello immediato che paghiamo alla cassa, spesso l’unico di cui teniamo conto. C’è un costo molto più grande, che riguarda ambiente e risorse, di cui poco ci rendiamo conto ma che diventa determinante se volgiamo un attimo lo sguardo al futuro, esercizio difficile ma necessario.  Scelte alimentari intelligenti e sostenibilità ambientale dovrebbero andare di pari passo: sono necessari pochi accorgimenti per renderlo possibile.

Per la FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e Agricoltura, una dieta che garantisca la massima sostenibilità ambientale deve presentare un ridotto impatto sull’ambiente e deve essere adeguata dal punto di vista nutrizionale, rimanendo nello stesso tempo economicamente sostenibile, facilmente accessibile e culturalmente accettabile. Obiettivi ambiziosi se si pensa che entro il 2050 la popolazione complessiva del pianeta supererà i nove miliardi, la maggior parte dei quali in Asia e Africa. Cosa possiamo fare per realizzare l’obiettivo della FAO  in un mondo in cui le risorse sono finite, il cambiamento climatico sta modificando pesantemente le condizioni ambientali e la popolazione sta crescendo rapidamente, con esigenze alimentari in analoga crescita?

Produzione di cibo e sostenibilità ambientale

Produrre alimenti costa, soprattutto in termini ambientali. Agricoltura ed allevamento comportano la produzione di grandi quantità di gas serra e l’utilizzo di una buona parte delle risorse idriche disponibili. Per coltivare bisogna avere a disposizione del terreno e questo significa deforestare, con conseguente perdita di biodiversità. Agricoltura e allevamento comportano inquinamento, non solo per la produzione ma anche per il confezionamento, il trasporto e la vendita dei prodotti finiti.

Si tratta di filiere complesse che presentano molti punti critici ma anche grandi possibilità di ottimizzazione. Garantire la massima sostenibilità ambientale di ogni fase di questi processi, riducendo nel contempo perdite e sprechi, è essenziale per poter soddisfare una domanda in crescita continua di cibo economico e nutriente, riducendo al minimo l’impatto su un ambiente già messo a dura prova dall’azione dell’uomo. [1, 2, 3, 4, 5, 6, 7]

Dieta e sostenibilità ambientale

Viviamo in un mondo pieno di contraddizioni, sette miliardi di esseri umani su di un pianeta che offre risorse limitate. Un miliardo di persone ancora soffrono la fame e rischiano di morire per carenza di cibo, mentre un miliardo e duecento milioni sono obese o in sovrappeso, assediate da malattie dovute ad un consumo eccessivo. Modificare la nostra dieta è non solo giusto ma necessario, se vogliamo vivere in salute, in un mondo meno inquinato, nel rispetto dell’ambiente, garantendo a tutti un’alimentazione adeguata.

Una dieta sostenibile è possibile, senza stravolgere le proprie abitudini e senza dover abbracciare culture alimentari troppo distanti dalla propria. I tre principi di base sono semplici:

  • consumare meno;
  • sprecare meno;
  • scegliere alimenti la cui produzione abbia un ridotto impatto ambientale.

Il tutto può essere declinato nella pratica seguendo poche indicazioni, di facile realizzazione:

Aumentare il consumo di verdura e frutta

Frutta e verdura dovrebbero essere i pilastri di un’alimentazione sana e nella maggior parte dei casi la loro produzione e commercializzazione ha un impatto ambientale ridotto. Ci sono ovviamente delle eccezioni: si tratta di frutti e verdure facilmente deperibili, che richiedono costante refrigerazione; di prodotti legati a specifiche aree geografiche e commercializzati all’altro capo del mondo con grande spreco di risorse; di vegetali cresciuti in serra.

Spesso la scelta migliore è quella di consumare alimenti cresciuti in zona, durante la stagione in cui sono disponibili. Che un prodotto sia a km zero, come si usa dire, non significa tuttavia  che sia automaticamente più rispettoso dell’ambiente. In certi casi i prodotti locali richiedono tecniche di coltivazione e di conservazione che li rendono meno vantaggiosi di prodotti analoghi ottenuti in altre zone, nonostante i costi di trasporto.

Ridurre il consumo di prodotti di origine animale

Garantirsi ogni giorno un’adeguata dose di proteine è sempre stato difficile e rappresenta una delle sfide più dure per il futuro. In linea di massima la produzione di proteine di origine animale richiede più risorse rispetto a quelle necessarie per ottenere una analoga quantità di proteine di origine vegetale.

Nel mondo occidentale siamo grandi consumatori di carne e le nostre abitudini si stanno facendo strada anche nei paesi emergenti. Per ridurre l’impatto ambientale della dieta sarebbe opportuno ridurre il consumo di prodotti animali e aumentare quello di prodotti vegetali. Questo non significa diventare vegetariani o addirittura vegani ma semplicemente ridurre il consumo di carne sia in quantità, sia in frequenza, aumentando magari lo spazio dedicato al consumo di legumi dall’ottimo profilo nutrizionale come lenticchie e ceci, alternando e variando il più possibile il tipo di alimenti consumati.

Tra i prodotti di origine animale troviamo anche latte e latticini che, nonostante le tante sciocchezze pseudoscientifiche che continuano a girare, sono un’ottima fonte di proteine e calcio. Anche in questo caso il consumo dovrebbe essere moderato, una-due porzioni al giorno, tra latte, prodotti fermentati come yogurt e kefir e formaggi, da consumare con frequenza minore.

Anche il consumo di pesce ha un rilevante impatto sull’ambiente e molte specie sono a rischio, con riserve eccessivamente sfruttate e in continua diminuzione. La situazione è critica per merluzzo, salmone, alcune specie di tonno, platessa, pesce spada. Consumare pesce è importante per la nostra salute, ma le nostre preferenze dovrebbero andare verso specie di piccole dimensioni, in grado di riprodursi rapidamente e attualmente poco sfruttate, come le alici, ad esempio, che alcuni ritengono la proteina perfetta. Anche i pesci hanno una stagionalità, che andrebbe seguita, facendo attenzione a scegliere esemplari al di sopra di certe dimensioni, per evitare di decimare la popolazione giovane che garantisce il costante ripristino delle riserve di pesca (chiaro a cosa servono quei regolamenti sulle misure di pesci e molluschi che alcuni ritengono tanto vessatori?).

Consumare meno, ridurre gli sprechi

Con una buona parte della popolazione dei paesi occidentali obesa o in sovrappeso è evidente che il primo passo da fare e semplicemente di diminuire i consumi, riducendo il consumo di alimenti ricchi di calorie ma poveri di nutrienti, evitando il continuo ricorso a snack, prestando maggior attenzione alle porzioni che acquistiamo, cuciniamo e mangiamo. Oltre che al danno ambientale andremmo a ridurre anche l’incidenza di obesità e sovrappeso, principali fattori di rischio per una miriade di patologie

L’eccessivo consumo è accompagnato da un enorme spreco: si calcola che in Europa ogni anno finiscano tra i rifiuti oltre 88 milioni di tonnellate di cibo. Parte di questo se ne va durante produzione, trasporto e commercializzazione, ma almeno la metà è perso nelle nostre case. La quantità di anidride carbonica necessaria a produrre quanto gettiamo ogni anno è in terza posizione, dietro alle emissioni totali di Cina e Stati Uniti.

La maggior parte dello spreco alimentare viene da cereali, tuberi e frutta, mentre il contributo maggiore alle emissioni di CO2 arriva da cereali e prodotti animali.

Ci sono grandi margini di miglioramento possibili lungo tutta la filiera. Anche nelle nostre case, con un poco di attenzione e pianificazione, possiamo contribuire a fare la differenza. Ad esempio, comprando prodotti freschi non confezionati, con netto risparmio sui materiali e sui processi necessari all’imballaggio e alla vendita. Oppure riducendo l’elevatissimo consumo di acque minerali, abitudine tutta italiana, che comporta costi elevatissimi per trasporto, confezionamento e messa in vendita. [8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16]

Sostenibilità ambientale e alimentazione: una piccola riflessione

Garantire a tutti cibo nutriente nel pieno rispetto dell’ambiente è una delle sfide più grandi per il futuro. Ovvio che l’impatto maggiore lo avranno politiche su larga scala che mirino ad ottimizzare l’utilizzo delle risorse con riduzione degli sprechi.

Migliorare la produttività è fondamentale per garantire rese migliori con il minimo impegno di terreno e risorse possibile. Per farlo dobbiamo ricorrere a quelle tecnologie che a tutti i livelli ci consentano di ottimizzare i processi, andando ad operare soprattutto nei paesi in via di sviluppo e in quelle aree in cui i cambiamenti climatici potrebbero portare ad un collasso delle produzioni esistenti. Nuove varietà, utilizzo mirato del suolo, lotta alle malattie con strumenti sempre più specifici: obiettivi prioritari se vogliamo produrre di più nel rispetto dell’ambiente.

Anche la logistica e la distribuzione giocano un ruolo importante e potrebbero rendere possibile sia una diminuzione delle emissioni di CO2 legate ai trasporti, sia il contenimento degli sprechi dovuti al deterioramento dei cibi dopo il raccolto e lungo la filiera di distribuzione.

E poi ci siamo noi, quelli che gli alimenti li consumano, quelli che con le loro scelte possono contribuire ad orientare il mercato, mandando dei segnali forti a legislatori, produttori, mercanti.

Spesso il tema della sostenibilità ambientale viene affrontato in maniera semplicistica, identificando uno o più cibi problematici da eliminare — scelti ovviamente in base al proprio credo alimentare — o vagheggiando un passato mitologico in cui la buona terra nutriva di messi abbondanti i suoi rispettosi figli. Il problema è invece complesso e per essere risolto richiede strategie che vadano ad affrontare i tanti punti critici della produzione, della distribuzione e del consumo. Volgere lo sguardo al passato auspicando decrescite più o meno felici o il ritorno a tecniche che non riuscivano a garantire un pasto decente ad una popolazione decisamente inferiore a quella attuale è quantomeno ingenuo. La strada passa invece per l’innovazione e l’applicazione delle nuove tecnologie sul campo, ponendosi obiettivi precisi e ambiziosi, per garantire al contempo un miglioramento della qualità della vita alla intera popolazione mondiale e il massimo rispetto di questo meraviglioso pianeta che ci troviamo ad abitare.

Cominciamo noi per primi, facendo attenzione a quanto e a cosa consumiamo. Non è cosa da poco.