Come mantenere il peso dopo una dieta? Sarà necessario seguire una dieta di mantenimento? Posso tornare a mangiare liberamente una volta raggiunto il peso desiderato? Questa è una piccola, piccolissima antologia delle domande che molti si pongono quando affrontano una dieta, domande che mostrano forti timori sulla tenuta dei risultati che si spera di ottenere e tradiscono anche un approccio poco fruttuoso al lavoro sull’alimentazione e lo stile di vita.

La dieta viene ancora considerata come un momento di rottura delle proprie abitudini, un periodo di privazioni e rinunce, sostenibile soltanto in funzione del raggiungimento di uno specifico obiettivo, dimagrimento, benessere o prestazione fisica che sia. E sostenibile soltanto per il lasso di tempo strettamente necessario a raggiungere la condizione desiderata. E poi? Poi, per molti, iniziano i problemi veri: cosa si fa adesso? C’è una piano alimentare da seguire per mantenere quanto ottenuto? Si può mangiare di tutto? La pasta a cena? Il pranzo della domenica? E la pizza?

Una tormenta di dubbi e paure che tradiscono tutte le difficoltà che si hanno nell’affrontare il dopo dieta: dubbi e paure che sono in parte giustificate, visto che le statistiche sul tema mostrano come una elevata percentuale dei soggetti che si sottopone ad una dieta recupera gran parte del peso perduto in un lasso di tempo relativamente breve. L’entusiasmo di aver perso i chili di troppo, man mano che il peso torna ad aumentare, viene presto sostituito dallo sconforto, dalla delusione e da un senso di impotenza che spesso pregiudica ogni ulteriore tentativo. Non deve per forza essere così. [1, 2, 3, 4]

A cosa serva una dieta?

Per mantenere il peso dopo una dieta dobbiamo interpretare il lavoro che facciamo su alimentazione e stile di vita in modo diverso. Pensare alla dieta come ad una parentesi altamente regolamentata, ad un periodo ben delimitato in cui devo seguire uno schema ben preciso, è fuorviante. Un approccio di questo tipo è errato e per niente fruttuoso, porta soltanto a frustrazione perché è mirato a trattare singoli aspetti — il peso, i fastidi, le difficoltà nella prestazione sportiva — senza andare al cuore del problema e cercare di intervenire sulla causa reale di quelle difficoltà.

L’ossessione per le grammature, i cibi giusti e quelli sbagliati, il numero e l’orario dei pasti, servono a poco: si tratta di semplici mezzi, mentre per molti diventano invece il fine ultimo della dieta, generando ansie, paure e comportamenti che sfiorano l’ortoressia. Indicazioni precise possono essere utili per chi è all’inizio del cammino e magari è confuso e non sa come muoversi, ma queste indicazioni non dovrebbero essere dei diktat calati dall’alto che stravolgono le abitudini del soggetto, senza riguardo alcuno per le sue esigenze.

Alimentazione e attività fisica sono i due strumenti di prevenzione più importanti nei confronti di tutti quei malanni che imputiamo con troppa leggerezza alla vita moderna. Certo, non tutti hanno la possibilità — per alcuni addirittura il lusso — di poter dedicare una parte importante del loro tempo al movimento, alla scelta e alla preparazione dei cibi, ma è altrettanto evidente che non possiamo considerare questi elementi come puramente opzionali.

Esclusi casi particolari — soggetti con patologie e atleti, che hanno bisogni speciali per quanto riguarda la nutrizione — l’approccio all’alimentazione dovrebbe essere ritagliato sulle esigenze dell’individuo, nel rispetto dei suoi gusti e dei suoi tempi, mirando a correggere quelli che sono gli errori  più importanti, senza focalizzarsi su singoli dettagli ma invitando a considerare il quadro generale.

La dieta deve essere considerata un periodo di lavoro, durante il quale si vanno a individuare i comportamenti che possono aver creato problemi, i piccoli errori, i modi quasi meccanici in cui ci si rapporta con il cibo: l’obiettivo è di creare consapevolezza, uscire dagli automatismi, dai comportamenti cementati nel tempo perché comodi, perché sicuri. Una consapevolezza che permetta anche di sconfiggere le tante paure e i tanti dubbi che attanagliano chi si mette a tavole e si ritrova a fare lo slalom tra cibi meravigliosi, che non ti ingrassano neanche se ne mangi chili, e cibi cattivi, in grado di rovinarti in modo irreparabile metabolismo e salute in un colpo solo. Una consapevolezza che permetta di capire quando è il momento di essere attenti nei consumi e quando invece è possibile lasciarsi andare, senza pregiudicare la propria vita sociale, gli affetti, le amicizie. Una dieta deve servire anche e soprattutto a conoscersi, a capire il nostro rapporto con il cibo,  a valutare con un poco di distacco il nostro stile di vita, per capire dove intervenire per cogliere i risultati desiderati.

Mantenere il peso dopo una dieta con un corretto stile di vita

Non di solo riso pilaf vive l’uomo: Una dieta non deve essere soltanto un momento di sacrifici e privazioni: l’obiettivo è costruire uno stile di vita salutare, abitudini sane che non siano penalizzanti o impossibili da seguire nel tempo.

Dieta, stile di vita e buone abitudini

Una dieta è per sempre, vuol dire semplicemente che la dieta non deve essere un’eccezione ma diventare invece la regola. Perché questo possa accadere è necessario che il percorso che si intraprende sia in effetti un percorso sostenibile nel tempo, che rispetti i nostri gusti e le nostre preferenze senza imporre limitazioni o esclusioni arbitrarie, e che  favorisca il nostro benessere fisico e mentale.

Il mondo è pieno di guru delle diete pronti a raccontarvi storie affascinanti sul perché dei vostri problemi e sul come risolverli, magari rivestendo quanto vi propinano con una bella verniciata di pseudoscienza,  facendo leva su speranze, timori e debolezze per convincervi a seguire i loro rigidi diktat. Funzionerà, per un po’ di tempo, ma alla fine vi troverete in difficoltà perché vi sarà venuto a mancare uno degli aspetti fondamentali che garantiscono il successo di una dieta: l’acquisizione di quelle conoscenze, di quella capacità di scelta, di quel senso della misura che sono necessari per rendervi in grado di gestire in maniera indipendente la vostra alimentazione. Se la dieta dipende da schemi, indicazioni, esclusioni, abbinamenti da seguire con scrupolo estremo, se le istruzioni sono date passo passo e non ammettono eccezioni, come pensate di poter gestire la vostra alimentazione una volta raggiunto il peso desiderato? Perché è questo l’elemento chiave che vi permette di mantenere la condizione che avete raggiunto, si spera non con fatica ma con determinazione ed entusiasmo.

La dieta deve essere centrata su di voi, non siete voi che dovete adattarvi a indicazioni preconfezionate che si presume siano valide per tutti, in ogni occasione e in ogni situazione. La dieta deve aiutarvi a migliorare le vostre abitudini, a capire quali sono i comportamenti sbagliati, a chiarire il vostro rapporto con il cibo, non a complicarlo ulteriormente con divieti fantastici o cibi magici che vi risolvono ogni problema.

Dieta significa stile di vita e uno stile di vita sano include anche il movimento. Affrontare certe situazioni lavorando soltanto sul cibo può essere davvero difficile: se vi è possibile accompagnate il vostro intervento sull’alimentazione con la giusta dose di movimento. Se ci si riflette il modo si riesce a trovarlo, anche in mezzo a mille impegni, e l’investimento che fate, di tempo e di energia, vi ritornerà moltiplicato nelle valute più preziose: benessere e salute.

Sistemate alimentazione e attività fisica e avrete fatto già la maggior parte di quanto potete fare per ridurre al minimo il rischio per una miriade di patologie, per raggiungere la vostra forma migliore e per invecchiare in salute. A questo punto mantenere il peso dopo la dieta non sarà più così difficile, perché non avrete lavorato per un obiettivo tutto sommato effimero, l’elusivo numeretto sul quadrante della bilancia, ma avrete invece investito in voi stessi, nelle vostre capacità e nel vostro giudizio.