L’alcol è un formidabile fattore di rischio cui molti di noi si espongono ogni giorno. Accanto ai danni ben noti che l’etanolo può causare nel nostro organismo, va considerato anche l’impatto dell’alcol a livello dell’intestino, con alterazioni del microbiota e della permeabilità della barriera intestinale, alterazioni che possono avere conseguenze importanti.

L’alcol ha accompagnato la specie umana dagli albori della sua storia. Qualunque materia prima ricca di zuccheri da fermentare — uva, orzo, riso, miglio, mele o patate, la lista è lunghissima — è stata utilizzata per preparare le bevande più svariate, spesso al centro degli eventi sociali di civiltà e popoli.

L’alcol è però un problema e l’Organizzazione Mondiale della Sanità lo classifica tra i cinque più importanti fattori di rischio per la salute: ogni anno, nel mondo, le morti dovute all’uso di alcol sono oltre 3 milioni, quasi il 6% dei decessi totali.

Sono molte le patologie che possono essere causate dall’alcol: cirrosi epatica, pancreatite, tumori, epilessia, problemi sessuali, demenza, ansia, depressione, depressione del sistema immunitario e alterazioni del ritmo circadiano. Senza contare i problemi causati in maniera indiretta, dovuti ai comportamenti associati agli stati di intossicazione. Un impatto drammatico, con un costo — sociale ed economico — rilevante.

L’alcol è una sostanza psicotropa, induttrice di dipendenza, tossica e cancerogena. Tuttavia alcune delle patologie legate all’etanolo sono legate ad altri cofattori, tra i quali un ruolo importante lo hanno i cambiamenti che l’alcol determina a livello del microbiota intestinale. [1, 2]

Il microbiota intestinale è una vasta collezione di batteri e altri microrganismi, circa 100.000 miliardi, che vive nel nostro apparato digerente. Attualmente sono state identificate oltre 1000 specie, la maggior parte dei quali appartiene a due phyla principali: Bacteroidetes e Firmicutes.

L’insieme dei genomi di questi batteri comprende oltre tre milioni di geni, 150 geni batterici per ogni gene umano, e conferisce alla popolazione batterica che vive nei nostri visceri una eccezionale versatilità metabolica. Il microbioma è  complesso del patrimonio genetico e delle interazioni totali tra il microbiota intestinale e il nostro organismo.

Tra intestino e microbiota esiste una relazione di simbiosi: il microbiota provvede ad estrarre energia da cibi che noi non siamo in grado di digerire, sintetizza vitamine ed aminoacidi, produce sostanze essenziali per il benessere della mucosa intestinale e contribuisce a creare una difesa contro batteri ed altri patogeni; nell’intestino il microbiota trova una quantità di nicchie in cui svilupparsi e una costante fonte di cibo.

Un’alterazione del normale equilibrio del microbiota — una condizione definita disbiosi — è stata associata con diverse patologie: malattie infiammatorie dell’intestino, sindrome del colon irritabile, celiachia, allergie al cibo, diabete di tipo 1 e di tipo 2, varie forme di tumore e addirittura disturbi del comportamento e dell’umore.

La disbiosi può essere causata da un gran numero di fattori diversi come l’utilizzo di antibiotici ed altri farmaci, stress e alterazioni del ritmo circadiano e, ovviamente, la dieta, con effetti immediatamente avvertibili sulla composizione del microbiota; l’alcol è uno dei componenti della dieta in grado di modificare la composizione della flora batterica intestinale. [3, 4, 5, 6]

Alcol e disbiosi intestinale

Studiare le alterazioni e le variazioni del microbiota in risposta a particolari agenti non è di certo semplice, ma tecniche come PCR e Shotgun sequencing hanno reso possibile valutare in maniera quantitativa e qualitativa l’impatto che l’alcol determina sulla popolazione batterica intestinale.

Studi sul modello animale hanno indicato che un consumo abituale di alcol determina alterazioni apprezzabili sul microbiota intestinale e che queste alterazioni possono contribuire allo sviluppo di patologie epatiche.

Studi su umani hanno confermato queste osservazioni. Tra le alterazioni rilevate, un forte aumento della crescita batterica nell’intestino tenue e modificazioni rilevanti della composizione del microbiota associato con la mucosa intestinale. Molti lavori hanno registrato una riduzione dei Bacteroidetes con corrispondente aumento dei Firmicutes e dei Proteobacteria. I microrganismi appartenenti a questi ultimi due phyla sono dei  forti produttori di sostanze che hanno un’azione pro-infiammatoria, mentre i Bacteroidetes, e in genere tutti i microrganismi produttori di acido butirrico e di altri acidi grassi a catena corta, hanno mostrato una azione antinfiammatoria. Un cambiamento decisamente sfavorevole, quindi.

Molti dei batteri la cui popolazione aumenta in seguito al consumo di alcol sono produttori di endotossine — soprattutto lipopolisaccaridi di membrana, tipici di batteri Gram-negativi — sostanze che possono modulare la risposta immunitaria a livello intestinale e che, attraverso la circolazione portale, possono arrivare al fegato in grande quantità, con infiammazione dei tessuti e potenziali danni all’organo. [7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14]

Alcol e microbiota, i danni alla flora batterica intestinale causati dal consumo di bevande alcoliche, i problemi per la salute

Il consumo abituale di alcol cambia in maniera drammatica la composizione del microbiota intestinale , con un netto aumento delle specie che producono endotossine e altre sostanze ad azione infiammatoria

Alcol e permeabilità della barriera intestinale

La parete intestinale è la più ampia interfaccia tra il nostro organismo e l’ambiente e permette di mantenere separato il contenuto del lume dalla circolazione sistemica, impedendo l’ingresso di patogeni, antigeni e sostanze tossiche.

L’alcol riduce l’efficienza della barriera intestinale interferendo con la produzione del muco che ne riveste la superficie e alterando la permeabilità della membrana cellulare degli enterociti. I problemi maggiori l’alcol li causa a livello delle giunzioni serrate, un complesso sistema di proteine che permette di legare strettamente tra loro le cellule dell’epitelio intestinale, formando una specie di palizzata grazie alla quale il contenuto del lume può essere assorbito soltanto attraverso meccanismi di trasporto, dedicati ed attentamente controllati.  L’alcol e i sottoprodotti del suo metabolismo danneggiano l’integrità di questa palizzata, causando un aumento della permeabilità intestinale che è stato dimostrato, oltre che in studi di laboratorio, anche in vivo.

Gli studi su umani hanno mostrato che alcuni alcolisti presentano una rilevante iperpermeabilità intestinale, come indicato dall’aumentata escrezione renale di alcuni marcatori che normalmente non vengono assorbiti in presenza di una barriera integra. La permeabilità intestinale appare elevata soprattutto nei soggetti che soffrono di patologie epatiche, una dato che suggerisce come le alterazioni della barriera siano tra i fattori che possono contribuire all’insorgenza della malattia.

L’alcol interferisce anche con l’espressione di alcune proteine coinvolte nei ritmi circadiani, che a loro volta possono contribuire ad aumento della permeabilità intestinale. Gli alcolisti presentano una riduzione delle ore di sonno, che risultano anche molto più frammentate, con una rilevante riduzione dei livelli plasmatici di melatonina correlati ad iperpermeabilità intestinale e aumento della presenza di endotossine batteriche a livello circolatorio. [15, 16, 17, 18, 19]

Combattere gli effetti dell’alcol sul microbiota

I danni determinati dall’alcol a livello intestinale possono essere mitigati dalla somministrazione di probiotici, ossia di batteri normalmente presenti nell’intestino. Particolarmente efficace la supplementazione con Lactobacillus GG che migliora l’integrità della barriera intestinale e  riduce la diffusione di tossine batteriche. Anche l’utilizzo di integratori a base di acidi grassi saturi a catena lunga ha mostrato di poter ridurre la disbiosi intestinale, mentre la somministrazione di zinco protegge l’epitelio intestinale e ne riduce la permeabilità.

Ovviamente la scelta migliore, per il benessere del microbiota e non solo, è di NON consumare alcol. Se questo dovesse risultare impossibile sarà comunque sempre bene seguire le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, basate sul consumo giornaliero di unità alcoliche: una unità alcolica è pari a circa 12 grammi di alcol etilico, la quantità che troviamo in:

  • 330 ml,di birra con titolo del 5% vol;
  • 125 ml di vino con titolo del 12% vol;
  • 40 ml di liquori o distillati con titolo del 40% vol;

Secondo l’OMS un uomo non dovrebbe consumare più di 2-3 unità alcoliche al giorno, mentre per la donna si consiglia un consumo minore, 1-2 unità alcoliche/die. Ovviamente bambini ed adolescenti NON DEVONO consumare alcun tipo di bevanda alcolica. Uomini e donne presentano diversa capacità di metabolizzare l’alcol (un articolo sul metabolismo dell’alcol), capacità che è  quasi nulla nei bambini e nei giovani.

E se volete bene al vostro microbiota dategli una mano consumando ogni giorno una buona dose di fibre, quelle che trovate in frutta e verdura, mentre cercate di evitare eccessi di ogni tipo. Ricordate, se vi prendete cura del vostro microbiota, il vostro microbiota si prenderà cura di voi.